Ogni giorno che passa il Giappone sembra farsi più vicino, l’emozione e l’attesa crescono, ma con loro anche tantissime domande, la voglia di mettersi in gioco e di vedere nuovamente il reparto degli ambasciatori.
E così, mentre le giornate si fanno più lunghe, ricordandoci l’estate la partenza imminenti, il reparto Anna Magnani si è ritrovato nel primo pomeriggio del 24 aprile nel parcheggio della sede regionale a Roma. Prima misteriosa meta: Via Antonio Gramsci 74. Nulla di più ci era dato sapere. Dopo indecisioni e lunghi avanti indietro sotto al sole a Villa Borghese, con gli zaini sulle spalle, siamo arrivati all’Istituto Giapponese di Cultura dove abbiamo scoperto qualcosa in più su quella terra lontana che ci ospiterà. Poi, divisi in pattuglie, ci siamo diretti alla base di Bracciano dove abbiamo montato le tende e ci siamo finalmente riposati sull’erba. A cena, senza neanche che fosse necessario specificarlo, la maggior parte ha impugnato le bacchette.
Quello che era iniziato, sembrava un fuoco di bivacco normale, almeno fino a quando lo spirito della festa è sceso su di noi, facendoci passare il resto della serata pieni di starlight colorate a ballare diverse canzoni della versione giapponese di Just Dance. Credo che sia stata la cosa più strana che un campetto o un’uscita mi abbiano mai riservato. Felicemente sconvolti e stanchi, abbiamo concluso la nostra prima giornata.
Quante cose da dire, quanti particolari!
Il secondo giorno abbiamo avuto la possibilità di scoprire sia qualcosa in più di tecnico sulla Ho.Ho. (Home Hospitality) e sul viaggio, sia nozioni importanti sulla cultura giapponese. Ci siamo cucinati il pranzo seguendo alcune ricette tipiche e nel pomeriggio abbiamo provato, in onore del luogo che ci stava ospitando, alcune attività nautiche con surf e canoe, incuranti dell’acqua, che calda non era. Dopo cena abbiamo liberato gli spiriti dei ninja con alcune prove che hanno richiesto tutta la nostra abilità e il nostro -a quanto pare è scarso- intelletto.
Ormai giunti quasi al termine anche di questo incontro, domenica mattina ci siamo preparati alla sfida più grande del campetto: un’amichevole chiamata su skype con alcuni ragazzi giapponesi; abbiamo potuto fare una domanda testa e dare la colpa allo scarso segnale se non capivamo la risposta. Gli istanti si sono susseguiti in fretta, senza neanche che ce ne accorgessimo e sono cominciati ad arrivare i genitori per il the con dorayaki e per riportarci a casa.
Anche questo campetto è sembrato brevissimo, ma non meno intenso, concretamente, ci ha aiutato ad avvicinarci alla nostra partenza e ad entrare nel ruolo che tutti speriamo di riuscire a portare al meglio, quello di ambasciatori.
Elena Naldoni