Iniziano le danze per il Reparto Centro!

Il 31 ottobre e 1-2 novembre si è svolto il Primo Campetto di Formazione per il Reparto Centro del CNGEI. 61 esploratrici ed esploratori da tutto il Centro della penisola si sono riuniti a Bobbio (PC) per scoprirsi e conoscersi tra loro, per scoprire e conoscere lo staff che li porterà in Giappone, per scoprire e conoscere qualcosa sul mondo Jamboree e sulla cultura giapponese.
3 giorni di giochi, di avventura e di laboratori, tra cui uno sulla comunicazione dal motto “Se non lo racconti non lo vivi!”. I ragazzi/e, divisi in 6 gruppi, si sono confrontati su cosa vuol dire comunicare, su come si comunica e su come comunichiamo anche involontariamente (con, ad esempio, il linguaggio del corpo). In una realtà lontana dalla nostra come quella giapponese, la comunicazione sarà una sfida incredibile per i/le nostri/e partecipanti al Jamboree: persone da tutto il mondo che per 20 giorni vivranno gomito a gomito e dovranno trovare il loro modo di comunicare. E anche questo è la “marmellata di popoli” chiamata Jamboree!
Da questo laboratorio sono nati i sei articoli che seguono. Un unico spazio-tempo, ma sei punti di vista differenti, sei sfaccettature della stessa esperienza, sei modi di sentire e vivere il cammino che porterà al Giappone. Buona lettura!


 
IMG_2283
Ognuno di noi è diverso.
Ognuno di noi porta con sé qualcosa di diverso.
Ognuno di noi, quel giorno è salito su quel pullman, ed è iniziata la nostra avventura.
Non pensavamo avremmo legato tanto, in soli cinque minuti.
Eppure le preoccupazioni erano sparite, ed eravamo tutti insieme a cantare come amici, come esploratori, come fratelli.
In questi tre giorni abbiamo imparato tanto. Abbiamo imparato ad esprimerci, a vivere al meglio questa avventura. Ci siamo aiutati, collaborando tutti uniti. Ma non per ottenere qualcosa, o per competizione: perché ci credevamo. E abbiamo riso, giocato e siamo cresciuti.
Sembra strano, in soli tre giorni, ma è così. Ognuno di noi si è arricchito, chi di questo, chi di quello. Ma siamo tutti tornati a casa con lo zaino un po’ più vuoto e il cuore un po’ più pieno.
E, chissà, probabilmente ci rivedremo. O forse no, ma ci rimarrà il ricordo di questi giorni insieme. Dove eravamo tutti noi stessi e tutti eravamo uguali. Dove abbiamo ballato, scherzato e cantato, un coro sfasato e un’unica chitarra, ma che forse è stato il coro più bello della nostra vita.
Siamo riusciti ad organizzare attività insieme. Non eravamo gli esploratori e lo staff, eravamo un unico grande reparto in cui ognuno poteva esprimersi, dove ognuno veniva ascoltato.
L’ultima sera ci è stato chiesto di esprimere i nostri sentimenti attraverso il titolo di una canzone e anche se sembra facile è stata un’impresa ardua. Perché ognuno di noi faceva fatica ad esprimere quelle tante e belle emozioni che provava in quel momento, solo attraverso qualche parola. Ma alla fine bastava un abbraccio, o uno sguardo. O semplicemente guardare fuori, e pensare ‘lo sto vivendo davvero.’ E le parole arrivavano da sole.
Non possiamo dire come è stato in generale. Perché ognuno di noi ha vissuto questo viaggio da un punto di vista differente.
Ció che possiamo dire è che lo rifaremmo una, dieci, cento volte. O che ringraziamo tutti quelli che hanno reso possibile questa avventura nella quale abbiamo trovato delle persone straordinarie, degli amici, e soprattutto noi stessi.

Penelope, Urdea, Niccoló, Samuele, Francesca, Alessia, Laura, Paolo, Marialuisa, Andrea, Anna


IMG_2178

Diamo il via alla nostra avventura

59 ragazzi provenienti da luoghi diversi, reparti differenti ed esperienze dissimili partono con il loro zaino ben chiuso, i biglietti del treno stretti in mano, il foulard ben in vista sul petto con i colori che sentono nel cuore, che gli ricordano chi li ha spinti a intraprendere questo viaggio e gli occhi un po’ spaesati che brillano. Credono di essere pronti eppure continuano a ripetersi: “andrà tutto bene…” come se dovessero convincersene, con una leggera tensione ma grandi sorrisi si preparano a intraprendere quest’avventura sapendo che comunque vada torneranno a casa più ricchi di prima…
Quella mattina del 31 ottobre ero più che carico sapendo di partire per questo campetto, infatti non dormii molto. La mattina mi alzai presto per finire di preparare tutto e dopo pranzo andai in stazione per prendere il treno, passammo un buon viaggio in compagnia di altri passeggeri che soffermano il loro sguardo, ogni volta, per qualche secondo in più per l’uniforme che porto molto fiero. Scesi a Piacenza in perfetto orario, lì prendemmo il pullman fino alla casa di Bobbio, giunti lì, tra canzoni e le prime chiacchiere, lo staff iniziò ad assegnarci i primi incarichi con lo scopo di effettuare alcune piccolezze logistiche e piccole attività per iniziare a conoscerci. Dopo esserci sistemati, abbiamo proseguito con una cena di piatti tipici di ogni dove, così da scoprire le tradizioni di ogni componente del reparto. Poco dopo davanti ad un accogliente fuoco stringemmo il patto del campo, nel quale ognuno affermava cosa desiderava ricevere e cosa portava a questo campetto.
La mattina seguente dopo un’abbondante colazione è stato aperto ufficialmente il campo con l’alzabandiera, la giornata è proseguita in mattinata con un gioco di movimento e collaborazione per imparare a fraternizzare tra di noi e sentirci fin da subito una squadra con attività di pionerismo che ci hanno messo subito alla prova. In seguito al pranzo e ad un momento di tempo libero (nel quale era bello vederci accoccolati con chitarra in mano e voce da tirare fuori o a giocare nel piazzale) nel pomeriggio è iniziato un susseguirsi di attività interessanti e coinvolgenti: abbiamo costruito oggetti come acchiappa-sogni, ferma foulard e piccoli marsupi, abbiamo riflettuto sull’argomento della comunicazione e ci siamo immersi in attività di speaking e animation. Perché la giornata non finisse in fretta, e si concludesse nel migliore dei modi con l’attività serale, ci sono stati presentati sei video musicali che avremmo dovuto interpretare nella fantastica gara di ballo che avrebbe animato la nostra ultima serata. Al susseguirsi della buona notte ognuno di noi doveva comunicare come stava vivendo il campo, attraverso un bigliettino sul quale veniva riportato il nome di una canzone… in quel momento l’avrei chiamata “la mia canzone”. L’ultimo giorno abbiamo svolto attività di riepilogo e verifica di tutta fretta dopo pulizie e il ritiro dei pranzi al sacco.
Ci siamo preparati per partire e dopo un’oretta di pullman eccoci lì davanti alla stazione. Era arrivato il momento, tra abbracci e saluti, uno ad uno siamo saliti ognuno sul proprio treno e siamo tornati casa. Continuavo a girarmi e guardare indietro il mio sguardo mi teneva ancora per un po’ vicino ad ognuno dei miei compagni d’avventura.
Siamo tornati a casa portandoci dietro bellissimi ricordi , tutto era passato così in fretta ma nonostante questo portavamo con noi nuovi amici, le tantissime emozioni che ci hanno accompagnato in questo viaggio e quelle tantissime che si sono scoperte solo al ritorno a casa: sentire la mancanza di persone delle quali sapevi da poco solo il nome eppure sono rimaste nel cuore. E ora siamo tutti nelle nostre case, con le nostre famiglie e continuiamo la solita vita di sempre con la solita routine, mentre tra un treno e l’altro, un’ interrogazione e un compito riflettiamo sul fatto che questo campetto ci ha, anche se in piccolo, cambiato la vita: ci ha fatto capire come in neanche tre giorni ragazzi completamente sconosciuti, accomunati solo da una camicia verde, si siano conosciuti così a fondo e abbiano capito di avere una nuova piccola famiglia in tutta Italia.
Dopo questa esperienza la mia idea della vita scout è completamente cambiata: ho capito che comunque la vita di comunità, di riflessioni continue e di giochi, ha il potere di far conoscere a fondo persone mai viste prima, ciò fa in modo che le idee delle persone siano influenzate dai pensieri altrui cosicché ognuno possa sempre migliorarsi. Dopo tutto ciò ognuno di noi è cambiato ma è inevitabile dopotutto siamo scout…

Iris, Francesco, Elenamartina, Riccardo, Margherita, Giulia, Leone, Alessandro, Luna


IMG_2122
Venerdi 31 ottobre 2014, 59 ragazzi cominciano il loro cammino verso il Jamboree intasando la stazione di Piacenza.
Appena arrivati si comincia subito a fare conoscenza e dopo un’oretta di pullman arriviamo a Bobbio, dove avremo passato i successivi giorni.
Dopo le presentazioni dei capi e qualche bans, arriva il momento di fare legna per il fuoco che avremmo acceso alla sera, così ci avventuriamo tutti alla ricerca della legna.
Dopo aver raccolto abbastanza legna per almeno 25-30 campi estivi ci prepariamo per la cena. È stata una cena molto bella e particolare perché ognuno doveva portare un piatto tipico della propria città e una piccola presentazione. Quindi, terminata questa spettacolare cena, rimaneva solo una cosa da fare per iniziare ufficialmente il campetto: il primo fuoco! A questo fuoco è venuto a trovarci Willy Fogg, un viaggiatore che ci ha chiesto aiuto per riempire il suo zaino di valori molto importanti.
Il giorno seguente,dopo essere stati divisi in squadre, ci siamo imbattuti in una sfida ad alce rosso, con l’obbiettivo di recuperare più informazioni possibili per trovare un tesoro. Una volta decifrati gli indizi in codice morse, ci siamo messi alla ricerca del tesoro, che dopo una lunga attesa è stato trovato dagli Asini!
È arrivata l’ora di pranzo e dopo aver ripulito il refettorio e cantato qualche canzone abbiamo ripreso le attività. Le attività si dividevano in 6 laboratori: comunication, more than one story, dream catcher, hit bag, foulard stopper e animation. Abbiamo passato un pomeriggio molto bello in cui abbiamo creato ferma foulard, portacoltellini, acchiappa sogni e dando sfogo alla nostra creatività creando scenette e raccontandoci vicende in inglese.
Terminati i laboratori, ad ogni squadra è stata assegnata una canzone per la quale avrebbe dovuto creare una coreografia, per partecipare alla acclamatissima gara di ballo che ci sarebbe stata alla sera.Una gara di ballo epica, in cui tutti hanno saputo mettersi in gioco regalando sorrisi e allegria a tutto il reparto.Prima di darci la buona notte però, ci siamo ricomposti e abbiamo preso parte ad un’attività abbastanza spirituale: ognuno doveva scrivere il titolo di una canzone che rappresentasse il campetto secondo il suo pensiero…
La mattina ci siamo dedicati alla verifica di noi stess, del campetto, dei nostri comportamenti e di quello che ci eravamo proposti di fare il primo giorno.
Ormai non restava più molto tempo, quindi dopo aver fatto l’ammaina bandiera, aver ricevuto il nostro piccolo grande zaino e aver fatto giusto 500 foto… ci siamo avviati al pullman per tornare alla stazione e fare ritorno alle nostre città.
È stato un campo che è passato in un batter d’occhio ma si è creato subito un clima tranquillo e amichevole, che ci ha fatto passare tre bei giorni colmi di allegria e amicizia.
Con la speranza di rivederci presto, vi salutiamoo e vi ringrazio per questo bellissimo campetto che ci avete fatto vivere!

Martina, Cecilia, Giovanni, Marianna, Chiara, Gianni, Luna, Paola, Chiara, Riccardo


IMG_2139
I tre giorni di campetto, svoltosi dal 31 ottobre al 2 novembre, sono stati per tutti un grande e magnifico gioco! Arrivati tutti alla stazione di Piacenza, da diverse città lontane tra loro, abbiamo preso il pullman per arrivare insieme a Bobbio Piacentino come un unico grande reparto del “centro”.
In tutto ciò che abbiamo fatto, abbiamo trovato modo di conoscerci, di stringere amicizie che non si scioglieranno facilmente e di poterci sentire parte di una grande famiglia.
La prima giornata, piena di sorprese, si conclude intorno al fuoco, come un bivacco in piena regola. Al centro viene posizionato un grosso cartellone con su disegnato un enorme zaino.
Quello zaino, che con il passare del tempo è diventato più pesante, riempito con ciò che ci siamo portati, ciò che ci vorremmo portar via: energia, voglia di mettersi in gioco, collaborazione e la tipicità di ciascuno. L’ultimo giorno invece abbiamo ricevuto un piccolo sacchetto di juta, che rappresenta il nostro zaino personale.
Un grande zaino comune diventa uno piccolo per ciascuno che tornando a casa si porta dietro.
Dopo questi giorni possiamo dire che: anche se abitiamo a 300 km di distanza e le nostre promesse hanno un colore differente, tutti noi siamo partiti con la stessa voglia di mettersi in gioco e come dice BP: “lo scautismo è un allegro gioco all’aperto dove uomini e ragazzi, possono vivere insieme l’avventura come fratelli crescendo in salute, in felicità, in abilità manuale e in disponibilità a servire il prossimo”.
Con 59 giovani sorrisi, quattro capi: Lollo, Alberto, Andrea e Stefy e con l’aiuto dei vari IST, il campetto si è svolto nella piena serenità. Purtroppo in Giappone andranno solo 36 ragazzi, anche se rappresenteranno tutti noi, come noi abbiamo fatto per i nostri reparti.
Non sappiamo se sia stata un’avventura isolata o la prima avventura di una grande viaggio, ma sappiamo per certo che se non ci rincontreremo, questi nuovi amici e fratelli rimarranno sempre nei nostri cuori, come porterò per sempre il ricordo di questo campetto che, per ora, posso definire una delle esperienze scout più bella della mia vita. Abbiamo imparato a collaborare tra di noi capendo che ognuno è responsabile del proprio pezzetto di lavoro e se “stringi la mano del tuo vicino scoprirai che è meno duro il cammino”.
La vita dei miei fratelli è come la mia: piena di esperienze, tappe di un viaggio lungo o corto, che dipende solo dalla voglia e dall’entusiasmo che una persona ci mette. In poche parole scoutismo.

“Buon viaggio hermano querido
e buon cammino ovunque tu vada
forse un giorno potremo incontrarci
di nuovo lungo la strada.”

Buon sentiero.

Filippo, Pietro, Selene, Alessandro, Daniele, Matteo, Ruben, Veronica, Francesco, Matteo, Cecilia, Francesco


IMG_2134
Caro diario,
non puoi nemmeno immaginare quanto sia stata emozionante l’esperienza del primo campetto pre-Jamboree! L’atmosfera che si respirava era di puro stile scout ed è stato bellissimo conoscere altri esplo che hanno iniziato questa avventura con noi, con lo stesso obiettivo e sebbene le diversità di carattere, di provenienza e chi più ne ha più ne metta, è bello sapere che si è accomunati da una meta così importante!
Le attività che ci sono state proposte ci hanno aiutato a tirare fuori il meglio di noi nelle varie “discipline” scout, basate sul divertimento, sulla riflessione, sulla manualità, sulla capacità di relazionarsi… ad esempio, quella che abbiamo preferito è stata quella dei vari laboratori dove ci siamo cimentati nel parlare english, costruire ferma foulard, acchiappasogni, porta-coltellini, abbiamo esternato le nostre doti da attori e discusso sull’importanza del saper comunicare un’esperienza. Tutto questo accompagnati dal nostro amico viaggiatore Willie Fogg che ha riempito il suo zaino, durante i 3 giorni, con energia, collaborazione, tipicità e altre caratteristiche che rendono davvero stiloso uno scout. Un altro momento, oserei dire, indimenticabile è stato quello della gara di ballo con la quale tra coreografie, costumi e soprattutto risate abbiamo trascorso l’ultima serata.
In conclusione, è stata una bellissima esperienza formativa e divertente allo stesso tempo, grazie alla quale abbiamo conosciuto tantissimi nuovi amici che rimarranno indipendentemente se condivideremo o meno il viaggio in Giappone insieme! 🙂

” Abituati a vedere le cose anche dal punto di vista dell’altro…”
B.-P.

Viola, Anna, Federica, Rebecca, Olmo, Nicola, Lorenzo, Roberto, Francesco


IMG_2029
E poi arriva quel momento in cui ti rendi conto che il viaggio è davvero finito. Magari sei a letto senza i tuoi compagni di stanza. O ti lavi i denti e non c’è nessuno a chiederti :”Mi presti il dentifricio?”. Magari è mattino e invece di indossare gli scarponi metti le tue scarpe da ginnastica o magari stai mettendo a posto e tiri fuori cose che all’andata non avevi. E allora chiudi gli occhi e ti metti a frugare nello zaino che ti porti a dietro da questo viaggio, da questo campetto. Uno zaino che pesa tanto e per questo è cosi bello da portare.
Così ti immergi tra i calzini sporchi e lo spazzolino. Torni al primo giorno e trovi la sorpresa. Perchè sei lì, a quella stazione, con mille mani da stringere, mille sguardi da incrociare, mille sorrisi, mille ciao. Nessuno sta zitto e tu hai così voglia di conoscerli, così come loro hanno così voglia di conoscere te. Poi ecco, lì, vicino alla tua boraccia, trovi le canzoni, trovi i giochi, trovi i bans. Gente che ha voglia, insieme a te, di correre semplicemente per trovare un tesoro, con quegli indizi in codice morse che nessuno riusciva a capire. Gente che se canti una canzone ti segue a ruota, afferrando al volo una chitarra. Gente che tra una cosa e un’altra ha voglia di insegnarti il suo ban preferito, di giocare a carte o solo di correre dietro ad una palla. Gente che se sta con le mani in mano ha voglia di affondarle subito in qualcosa, magari proprio in altre mani, per formare un cerchio e fare qualcosa di nuovo.
Pensi all’ultima sera, a quando avete ballato per la meravigliosa gara di ballo, e ridi anche ora, da solo, pensando a come tutti foste dei disastri, ma come a tutti sia piaciuto così tanto. Poi di fianco alla gavetta senti il sapore di questo viaggio. Pensi alla prima sera, a come hai assaggiato quei nuovi sapori, mai sentiti, dando prima un morso al Piemonte e poi alla Toscana, condendo tutto con un po’ di Liguria e di Emilia Romagna e terminando con Lombardia e Trentino. E poi le altre sere, sedersi di fianco ai volti che ormai conosci, sentendosi davvero a casa, e mangiare stanco, mentre mangi anche le parole dei tuoi compagni di viaggio, sempre più affamato di conoscerli. Poi in quella tasca c’è il sudore, la fatica. C’è la prima sera, al buio a fare legna, tra torce prestate e urla da una parte all’altra, tra cadute disastrose e mani per rialzarsi. C’è tutta l’energia della prima mattina e del percorso hebert, delle caviglie legate per rendere tutto un po’ più duro e dei cinque schiacciati per darsi il cambio nelle staffette. C’é pulire le gavette, tutti insieme al freddo, fuori e spazzare il refettorio, che alla fine se si è in tanti ti sembra ci voglia anche troppo poco.
E poi eccole, di fianco alla tua sciarpa e alla tua voce roca ci sono le parole. Quelle di aspettativa e di voglia di fare, scritte nel contratto del campetto la prima sera. Quelle sussurrate di notte prima di crollare e i buongiorno urlati la mattina. I nomi, sbagliati tante volte prima di impararli davvero. Quelle dell’attività in inglese e poi, dopo averla terminata, eccone altre, perché ti trovi a parlare questa lingua un po’ sconosciuta senza rendertene conto. E poi di parole ci sono queste, con cui speriamo di avervi portato un po’ con noi durante questo viaggio che abbiamo ripercorso. Forse ora nel vostro zaino avrete un po’ più di colori, di profumi, di musica, di sguardi e di parole del campetto. Avrete un po’ più di noi.

Francesca, Matteo, Alberto, Asher, Francesco, Andrea, Elia, Adele, Sofia, Josafath

INIZIA L'AVVENTURA: FEDERICO FELLINI


Dal 31 Ottobre al 2 Novembre 36 esploratori e guide tra i 13 e 15 anni (tra cui io!) si sono ritrovati e hanno partecipato al primo campetto (o uscita, come dir si voglia) del Reparto Emilia Romagna 1 che tra meno di un anno partirà alla volta del Giappone per incontrare migliaia e migliaia di altri scout provenienti da tutto il mondo al grande evento che è il Jamboree. Qualcuno già si conosceva all’interno delle varie zone, ma siamo andati oltre e,nello spirito del Jamboree, ci siamo “buttati” (come ci hanno indicato i capi) a conoscere gli altri compagni di avventura.
La prima serata è cominciata con una gustosa cena a base di piatti tipici che ognuno di noi aveva portato (per la serie, dimmi quel che mangi e ti dirò chi sei), ed è continuata con un’attività finalizzata a conoscerci meglio attraverso immagini che ci rappresentano che avevamo preparato a casa.
Il giorno seguente si è subito rivelato impegnativo: al mattino si è svolta un’attività per scoprire a chi era intitolato il nostro reparto, Federico Fellini, e, dopo la messa è stato ufficialmente aperto il reparto con la presenza di Nicolò e Paolo (Capo e Aiuto Capo del Contingente FIS) ed Elena (Incaricata Regionale della branca E/G). A questo primo incontro ne sono seguiti altri: con il Vescovo di Carpi, che è rimasto con noi anche a pranzo, e nel pomeriggio con Marco (responsabile della zona di Carpi), un capo scout americano che aveva partecipato al Jamboree in Svezia di nome Gentner F. Drummond, e il Sindaco di Carpi.
Nel tardo pomeriggio, in gruppetti abbiamo preparato cose da proporre al reparto, inerenti alla cultura giapponese.
Il giorno dopo è arrivato il tanto atteso momento di formare le squadriglie; questo è stato articolato in un gioco a tema ninja e samurai, e dopodiché ogni squadriglia ha scelto il proprio animale e urlo: Aquile, Cinghiali, Lupi e Leoni.
Al pomeriggio è terminata l’uscita e a malincuore siamo tornati ognuno alla propria abitazione, non prima di aver chiuso con il consueto Voga e si esserci dati appuntamento il 14 e 15 Marzo. A presto amici!
Reparto Federico Fellini
Emilia Romagna 1

Il nostro primo campetto

Campetto Jamboree Sud.
Sentiamo il fischio e ci dirigiamo allo spiazzo dove si svolgerà il nostro ultimo quadrato. Quando finalmente ci siamo sistemati inizia la vera e propria chiusura del nostro campo. Vengono chiamati cinque volontari che caleranno le bandiere e un altro che dirà l’ammaina.
Fischiano di nuovo e siamo sull’attenti.
Guardandoci si può notare come ormai siamo diventati tutti uniti: è difficile vedere più di due persone con foulard uguale uno accanto all’altro; sembra quasi che siamo già diventati un reparto. Ci vengono rivolte parole gentili e piene di entusiasmo dai nostri nuovi capi. Quando abbiamo finito ci riuniamo da una parte e ci mettiamo in posa per una fantastica ultima fotografia tutti insieme tra sorrisi e facce buffe.
Ed è arrivato il momento di ripartire, di tornare nelle nostre città; alcuni di noi nemmeno un’ora o due saranno a casa, altri invece aspetteranno domani per prendere l’aereo. Perché è proprio questo il bello del campetto: conoscere persone nuove provenienti da tante delle regioni d’Italia, imparare a conoscere storie e tradizioni di città di cui magari avevi solo sentito il nome durante una lezione di geografia.
Ed a proposito di geografia, bisogna essere preparati se si vuole andare in Giappone; infatti, una delle basi che facevano parte dell’attività fatta al campo chiedeva proprio di avere alcune competenze non solo basilari sulla geografia del paese che, se siamo fortunati, andremo a visitare. Ma dai chi è che non sa che qual è il monte più alto del Giappone? Ovviamente questa non è l’unica cosa che abbiamo fatto: siamo diventati dei veri e propri fumettisti inventandone alcuni sulla vita scout; costruire delle bamboline kokeshi come buon auspicio non è così facile come sembra, per fortuna non abbiamo dovuto farle di legno; in più non potevano mancare gli origami, vero e proprio must della cultura giapponese diffusasi nel mondo.
Voglio confidarvi un segreto: una delle attività che a me personalmente è piaciuta di più è stata quella della valigia, dove ognuno di noi ha attaccato a una valigia vecchio stile un proprio pensiero. Questo campo con tante attività molto varie ci ha fatto fare un piccolo grande salto in una cultura lontana da noi, facendoci apprendere una marea di cose, alcune già conosciute, altre mai sentite prima.CNGEI_SUD_3
Ormai il nostro campetto è finito, ed ora non ci rimane che aspettare di sapere se potremo continuare a far parte di questa fantastica avventura e come dice Eduardo De Filippo, famoso drammaturgo di cui prende il nome il nostro reparto:“S’ha da aspettà, Amà. Ha da passà ‘a nuttata”.
Annabelle Neri

Laura Bassi: comincia l'Avventura!

Il primo campetto di Emilia Romagna 2 è iniziato in maniera “timorosa” per molti di noi anche se qualcuno si conosceva già.

 

A rompere il ghiaccio sono stati i nostri capi reparto (Paolo, Maria, Irene e don Stefano)che si sono presentati rivelandosi subito carichi e molto simpatici.
Per quel che mi riguarda questo clima di riservatezza è finito quando, poco prima della Messa, abbiamo iniziato a parlare di come in ogni reparto si ottiene il nome di totem parlando delle varie prove e difficoltà da superare.

 

Questo è servito a creare un clima amichevole e divertente. Lorenzo è stata la prima persona con cui mi sono relazionato e subito siamo diventati amici.  Durante il campetto poi ho avuto modo di conoscere quasi tutti e sono veramente felice e orgoglioso dei miei compagni di avventura. Arrivata al sera abbiamo svolto un’ attività per conoscerci ancora meglio ed è stata molto bella perché si sono saldate altre amicizie e scoperte cose interessanti su persone conosciute poche ore prima.
Dopo cena abbiamo concluso la giornata con un’altra attività in tema giapponese(il perché mi pare chiaro).

 

 Il mattino seguente abbiamo svolto  un gioco a basi con varie immagini ed oggetti ciò è servito per farci scoprire il nome del reparto Emilia Romagna 2 ovvero Laura Bassi.
Infine pranzo, arrivo dei nostri capi e saluti.
Anche il momento dei saluti è stato emozionante perché ho sentito che qualcosa di grande mi univa a questi nuovi amici.

 

A presto!!!!!
Enrico (Predappio 1)

 

2° rata della quota AGESCI

Vi ricordiamo che entro il 30 novembre va saldata, presso la propria segreteria regionale, la seconda e ultima rata della quota del Jamboree.
Gli E/G e gli R/S IST devono versare una quota corrispondente a 630,5 €.
I Capi Reparto e Capi Clan devono versare una quota corrispondente a 747 €.
Per ogni ulteriore info puoi contattare la segreteria jamboree all­’indirizzo jamboree@agesci.it

Energia direzione Giappone!

Energia! Questa la sintesi del campetto del Reparto CNGEI “Sud Italia – Eduardo de Filippo” che ha visto 58 esploratori incontrarsi venerdì 31 ottobre e vivere per tre giorni in un susseguirsi di emozioni, avventure e nuove scoperte.

CNGEI_SUD_2

L’atmosfera di Capranica, luogo del campetto in provincia di Viterbo, è stata travolgente ed ha visto i ragazzi da un lato impegnarsi per la riuscita personale e dall’altro per l’intero gruppo. Nessun problema di conoscenza come se tutti fossero amici da diverso tempo, grande spirito di squadra, ma soprattutto un’allegria contagiosa che ha permesso a ciascuno di vivere con grande consapevolezza questi tre giorni.

Ma l’energia non si è vista solo negli sguardi degli esploratori e dei capi presenti al campo. La si respirava anche in tutto ciò che veniva fatto ed in tutto ciò che veniva pensato: ogni attività si è coperta di una magia diversa e l’energia trasmessa era rivolta al Giappone ed al tragitto appena iniziato.

Pensieri messi su carta nel costruire la valigia da viaggio, mani che si muovevano minuziosamente per dar vita ad origami e bambole kokeshi, storie inventate per creare nuovi manga in stile “WSJ15”.

CNGEI_SUD_3

Così il reparto sud si è immerso nel paese del Sol Levante e l’energia era talmente tanta da permettere a lanterne cariche di sogni ed aspettative di volare in alto, sui quei cieli laziali che hanno visto giovani sognanti esploratori dare del loro meglio.

Beatrice, esploratrice di Arezzo, ha raccontato come dal Jamboree si aspetti “la possibilità di conoscere molte persone di culture diverse” mentre Ginevra del Firenze 3 se da un lato “non vede l’ora di buttarsi a capofitto in questa esperienza” dall’altro “ha paura di essere scartata al termine di queste giornate e quindi di non poter continuare a sperare di partecipare al Jamboree”. “E’ evidente – continua Ginevra – che io comunque sono venuta qui per divertirmi e sperare di farcela, quindi tendo a pensare solamente a cose belle”.

Gianmarco, Domenico e Lello sono arrivati dalla Campania e nello specifico da S. Sebastiano al Vesuvio, sanno che non tutti ce la faranno ad andare in Giappone e se questo rappresenta un piccolo timore sono allo stesso modo convinti che “comunque vada, questi giorni saranno importanti perché consentiranno di conoscere nuove persone e magari di costruire delle amicizie che potranno essere portate avanti”.

Secondo Lello l’aspetto più bello è stato “arrivare alla stazione di Capranica e scambiarci sguardi timidi che si sono rivelati subito espressioni di profonda complicità”.

Non sono mancati momenti di riflessione sull’enorme fortuna di poter intraprendere un viaggio come il Jamboree, un viaggio diverso da tutti gli altri: puro confronto con il mondo, aria d’internazionalità respirata ad ogni passo, piacere nel condividere e voglia di stringere mani di colore diverso per giocare tutti insieme al grande gioco che è lo scautismo.

CNGEI_SUD_4

Ora alcuni esploratori dovranno interrompere questo cammino, ma non mancherà in loro la consapevolezza di aver vissuto tre giorni importanti e di essere stati essi stessi partecipi nella costruzione della strada che porta dritta al Giappone.

L’inizio di un fantastico viaggio

«Non vediamo l’ora di partire»: il desiderio del Reparto lombardo Alda Merini.
 
CASSANO D’ADDA – Conoscere, imparare, divertirsi, condividere. Sono questi i verbi maggiormente utilizzati durante l’uscita del 18 e 19 ottobre dai ragazzi del Reparto Alda Merini, per descrivere le loro aspettative sul futuro viaggio in Giappone in occasione del Jamboree.
Alda Merini 2
Il reparto si è riunito Sabato 18 alle ore 16.00 alla stazione di Cassano d’Adda (MI) dove le guide e gli esploratori, giunti da diversi luoghi della Lombardia, si sono incamminati verso la base di Cassando d’Adda dove, dopo aver montato le tende, sono iniziate diverse attività con un unico scopo: conoscerci meglio.
Cena all’insegna della condivisione e bivacco intorno al fuoco con canti, giochi, scenette e qualche riflessione. Un unico tema, naturalmente: il Giappone. Alla fine della serata, sotto una bella stellata, il reparto si è coricato nei propri sacco a pelo. La mattina seguente, sveglia,ginnastica, colazione e qualche attività per preparasi alla Messa, lavorando in piccoli gruppi. La Messa è stata celebrata da p. Stefano all’aperto. In mattinata, grazie a un gioco esploratori e guide sono andati alla scoperta di Alda Merini, il personaggio cui è intitolato il reparto, scoprendo che si tratta di una famosa poetessa. Durante la giornata il momento di maggior emozione è stata la consegna del fazzolettone di contingente che in Giappone rappresenterà l’Italia. I colori sono: blu come il cielo, e poi verde, bianco e rosso, i colori dell’Italia. Questi ci sono stati consegnati da una delle rappresentanti del contingente italiano, Assunta, e dalla responsabile regionale della Lombardia, Angela. In breve è giunta l’ora di smontare le tende, di costruire insieme un fagotto da viaggio e di iniziare a scrivere le prime impressioni sul quaderno di viaggio. Il reparto ormai formato è tornato alla stazione e si è salutato nella consapevolezza che l’ora del giorno di partenza per il Giappone si avvicina sempre di più.
Maria José Falconi