Il Jamboree a Hiroshima
Oggi 6 Agosto 2015 ricorre il settantesimo anniversario dalla caduta della bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima. È strano pensare come una citta dall’altra parte del mondo, sconosciuta a tutti prima delle 8.15 di quel tragico giorno sia diventata una delle più tristemente conosciute, a causa di un’unica decisione, di un unico aereo e un’unica bomba. A scuola ci insegnano fatti, numeri e avvenimenti, ma ciò che rappresenta Hiroshima lo scopri solo visitando questo luogo.
Ho avuto questa fortuna due volte questa settimana. La prima volta insieme al mio reparto del Jamboree (Federico Fellini), e la seconda come una dei 150 rappresentanti – uno per paese – del Jamboree alla cerimonia di commemorazione ufficiale. 26.000 persone hanno avuto l’onore di partecipare a questa cerimonia, comunque pochi rispetto a quelli che avrebbero voluto esserci, vista l’importanza e l’unicità del momento. Erano presenti rappresentanti, primi ministri e ambasciatori dei vari paesi del mondo, tra cui il Primo Ministro del Giappone. Nonostante quello che è accaduto il popolo giapponese dimostra di voler superare divisioni passate, diffondendo un messaggio di amore fraterno e di pace simboleggiato dal volo di 200 colombe. È stato un momento magico seguito poi da un minuto di silenzio.Una leggenda giapponese narra che costruendo 1.000 gru di origami si possa sconfiggere qualsiasi male. Sadako morì prima di costruire la millesima. Da quel momento tutti i visitatori e così noi presenti contribuiamo alla lotta di Sadako aggiungendo gru di carta al memoriale. Al termine della cerimonia ufficiale abbiamo assistito alla cerimonia di pace dei bambini durante la quale si sono riuniti tutti gli scout di Hiroshima e tutti noi del Jamboree. È stato un momento unico e toccante in cui tutti noi scout ci siamo tenuti per mano come simbolo di pace fraterna. Alcuni scout hanno deciso di tenere un discorso davanti a tutti illustrando come i vari paesi vedono e partecipano alla pace del mondo. Un ragazzo siriano si è messo a piangere, disperato dalle condizioni in cui si trovano le zone vittime di guerra, inclusa la sua, chiedendo alla generazione dei giovani di portare un messaggio di pace nel proprio paese.
Questa esperienza mi ha insegnato ad affrontare tutto con pace e perdono nel cuore nonostante quanto una persona o un avvenimento possa farti soffrire. Possiamo tutti imparare qualcosa dal popolo giapponese, le persone più gentili, ospitali e pacifiche che abbia mai conosciuto.
Sara Sabba