Global Development Village (GDV), il villaggio dello sviluppo globale: una delle esperienze più ricche e partecipate dell’intero Jamboree. Passeggiando lungo i lunghi viali, numerosi stand e decine di persone interessate a compiere esperienze, le più variegate possibile, così da conoscere usi, tradizioni, curiosità di altri Paesi del mondo e realtà associative.
Abbiamo fatto visita al laboratorio “Italian Inside” che ha come obiettivo quello di diffondere la buona cucina, il cibo sano e delle amicizie che si possono creare lavorando insieme preparando la pasta. I partecipanti imparano infatti a fare la pasta partendo dallo studio degli ingredienti per poi passare all’impasto con le diverse tecniche ed abilità e infine portano il risultato del loro lavoro presso le loro tende così da poterlo cucinare e gustare con gli altri partecipanti al Jamboree. Da un lato si è quindi in grado di conoscere la tradizione culinaria italiana e dall’altro di viverla in una dimensione pratica e concreta.
Sempre al GDV si tiene un laboratorio in collaborazione con la Città della Scienza che ha lo scopo di far apprendere le basi della fabbricazione digitale e sperimentarne l’applicazione in oggetti di uso quotidiano così come ad esempio la costruzione di una sedia mediante una serie di pezzi di legno.
Abbiamo chiesto a Fausta, del CMT italiano ed animatrice instancabile del GDV, cosa pensasse di questo momento e ci ha raccontato di “una occasione unica di incontro e scambio in cui i ragazzi possono conoscere un po’ della cultura italiana. Lo dimostra la risposta positiva che ci lasciano tutti i partecipanti che passano dai nostri stand al GDV”.

Un’altra bella pagina di Italia qui al 24° World Scout Jamboree!


Francesco Scoppola

Comincia il Jamboree americano!

Emozioni, colori, incontro, festa, musica: queste e tante altre potrebbero essere le parole che raccontano l’inizio ufficiale del Jamboree 2019.

Una cerimonia, quella di inaugurazione, tenutasi in un clima di festa, con 45 mila scout che nell’arena centrale hanno dato il via a questa unica esperienza. 

Dopo il saluto di Craig Turpie, chairman di WOSM, si sono susseguiti sul palco una serie di momenti alcuni più istituzionali, come la recita della promessa ed appunto, i saluti ufficiali per poi passare al concerto dei Recycled Percussion gruppo musicale che aveva come particolarità quello di suonare con strumenti riciclati o con oggetti di uso comune come ad esempio una scala a pioli. La perplessità iniziale ha lasciato immediatamente spazio ad una serie di balli scatenati e contagiosi che hanno coinvolto tutti i partecipanti mentre piano piano la sera scendeva e rendeva l’atmosfera unica ed irripetibile.

Classica la cerimonia delle bandiere, con i portatori delle bandiere di tutte le nazioni che si sono alternati in una lunga passerella e poi sul palco in un tripudio di sventolio che rappresenta non solo l’incontro tra nazioni, ma la potenza vera del Jamboree, “marmellata” di persone, Paesi e storie.

Ma è la conclusione il vero pezzo forte della serata con uno spettacolo di droni i quali grazie a una serie di movimenti coordinati hanno animato e rappresentato varie immagini e figure, dal giglio scout al logo del Jamboree passando per l’orso, mascotte dell’evento, ed arrivando al saluto scout. Un momento toccante, mai vissuto prima in nessuna altra cerimonia e che ha stupefatto l’intero Jamboree.

Adesso si entra nel vivo del campo con le varie attività, con i momenti di incontro, con le altre cerimonie. Si parte alla grande perché da oggi si parte per sbloccare il nuovo mondo.

Francesco Scoppola

L’ultima tappa

L“È fatta, ormai ci siamo quasi!”
Mancava solo un mese alla partenza quando ci siamo tutti riuniti per un ultimo incontro ad Ancona, il 29 giugno. Emozionati, durante il pomeriggio abbiamo rivisto insieme tutte le informazioni tecniche che dovevamo memorizzare per la vita di reparto e squadriglia al campo. La cucina, la spesa, il lavaggio… Non hanno più segreti per noi ormai!
La sera, dopo una lunga e allegra cena al sacco, i nostri capi ci hanno presentato una specie di gioco dell’oca; il tabellone era uno spazio di cortile davanti a noi, con un percorso tracciato da fogli di carta numerati. L’arrivo era costituito dai tre mondi che ci avevano accompagnato nelle precedenti uscite.

Si giocava per squadriglia e per muoversi si doveva tirare un grosso dado e rispondere alla domanda (sempre riguardante le informazioni spiegate quel pomeriggio) che ti veniva posta, relativa alla casella in cui finivi. Dopo che tutti fummo riusciti a raggiungere l’arrivo, i capi ci diedero il loro augurio per l’importante avventura che stavamo per intraprendere, rassicurandoci e spronandoci. Ci eravamo preparati per tutto l’anno, e nonostante ci fossero ancora delle cose da sistemare e qualche timore da superare, il nostro proposito sarebbe dovuto essere quello di divertirci, imparare e assorbire tutto quello che la nostra esperienza al jamboree ci avrebbe potuto dare.

In conclusione della serata, ci hanno lasciato del tempo per scrivere una lettera a noi stessi del futuro. Avevamo l’opportunità di mettere sulla carta un augurio, un progetto, un traguardo, un messaggio da rileggere una volta ritornati a casa, per magari scoprire i cambiamenti avvenuti in noi stessi grazie a questo grande viaggio.

La mattina dopo ci siamo diretti al Parco della Cittadella per prendere parte, un po’ come ospiti, un po’ come partecipanti, alla festa delle specialità di squadriglia.
Lì ci siamo divisi: chi di noi doveva esporre il suo lavoro per la specialità è andato a cercare la sua squadriglia, gli altri si sono spostati in una parte silenziosa del parco per provare i canti della messa, che si è tenuta dopo il pranzo fatto tutti insieme. Successivamente c’è stata la consegna delle bandierine, e le squadriglie orgogliose hanno tutte ricevuto il premio per i loro bei lavori.
Finita la cerimonia, ci siamo radunati in cerchio poco distanti dagli altri per darci il saluto finale. A quel punto anche i nostri capi hanno ricevuto ufficialmente il mandato di rappresentanti in West Virginia dagli incaricati regionali.
Dopodiché ci siamo dati appuntamento al 22 mattina, e siamo tornati a casa, felici e impazienti per la partenza ormai imminente.

Esperienza Ponte Morandi

Nella giornata del 2 novembre ’18, noi ragazzi del reparto Ponte San Ludovico ci siamo avviati verso il quartiere Valpolcevera di Genova, dove si trovano quelli che ormai sono i resti del Ponte Morandi.
Divisi in gruppetti abbiamo girato per le vie intervistando alcuni cittadini e negozianti, chiedendo appunto cosa fosse cambiato dal 14 Agosto. Tutti ancora scossi dalla vicenda, ma comunque con una gentilezza e isponibilità da non sottovalutare, ci hanno raccontato di come la città si sia spenta, di come il traffico si sia intensificato a causa delle vie bloccate e di come molte piccole cose quotidiane sono di colpo scomparse. Moltissime persone sono rimaste sfollate, e altrettante di loro devono ogni giorno attraversare tutta la città per raggiungere luoghi che prima erano dietro casa, letteralmente.
Subito dopo abbiamo fatto un salto al centro dove è possibile dare una mano agli sfollati: chiunque ne avesse la possibilità è libero di portare vestiti, alimenti e oggettistica varia da lasciare ai concittadini meno fortunati. Si respirava un forte senso di solidarietà, cosa che purtroppo ora come ora è sempre più difficile trovare.
A tal proposito siamo andati a trovare i rappresentanti di QuellidelPonteMorandi, che ci hanno spiegato quelle che sono le loro attività a favore di tutti gli sfollati, facendo anche molte considerazione su come il comune ha reagito alle loro esigenze. Infine ci hanno raccontato di come hanno affrontato i giorno dopo il crollo, rendendoci partecipi di quello che hanno provato quando sono potuti rientrare nelle loro case per prendere l’indispensabile. Molti si sono fatti travolgere dalle emozioni, concentrandosi sui ricordi e le foto di famiglia, mentre altri si sono focalizzati su ciò che sarebbe stato utile all’inverno.
Si è capito da subito quanto ci tenessero al progetto e che la loro voglia di aiutare gli altri superava qualsiasi limite.
Quella sotto il Ponte Morandi è stata un’esperienza toccante, che ci ha fatto capire l’importanza dell’aiuto reciproco e di come tutti insieme si possano superare anche le difficoltà peggiori.

SBLOCCARE PER SVELARE

Eccoci qua, dopo le iscrizioni e un colloquio con i responsabili della branca di zona, siamo stati scelti e smistati in Reparti di Formazione per rappresentare l’Italia in questo ventiquattresimo Jamboree che avverrà nel 2019 in West Virginia.
Tutti attendavamo con ansia il giorno del primo campetto che si sarebbe
svolto il 2 e 3 novembre a Genova.
Il 2 novembre ogni ragazzo del reparto parte dalla propria città o paese. Così tutti noi ci dirigemmo verso il punto di ritrovo cioè in stazione, Noi
sapevamo solo il dei nostri capi e il nome del nostro reparto ovvero reparto
Ponte San Ludovico (che è il ponte che collega Ventimiglia con la Francia).
Giunti tutti, i capi ci radunano, per conoscerci e fare un appello, in seguito ci avviamo verso la Parrocchia di santa Maria delle Vigne uno dei luoghi molto significativi per lo scautismo (sede delle Gioiose), arrivati posammo gli zaini prendemmo gli zainetti, per dirigerci alla metropolitana che ci avrebbe portato a Brin (luogo dove è crollato il ponte Morandi).
A Brin abbiamo conosciuto la rappresentante della regione Liguria, che ci ha divisi in 4 gruppi per vedere la realtà, di come nonostante il tragico
avvenimento siano tutti pronti a dare una mano. In seguito all’attività, siamo andati a Principe a Palazzo Principe, dove abbiamo rinnovato la promessa.
Successivamente siamo tornati alla sede (S. Maria delle Vigne) per cenare,
abbiamo mangiato trofie al pesto come primo e patatine fritte e wurstel come secondo e finendo con delle crepes alla nutella.
Dopo cena abbiamo preso la funicolare fino a San Simone e ci siamo diretti
verso il palazzo arcivescovile, continuando l’attività là, ci siamo divertiti tra
giochi e bans proposti da tutti i ragazzi, fino a quando nn è arrivata l’ora di
andare a dormire.
Il giorno seguente dopo il risveglio e la colazione, abbiamo svolto la scheda
del 1° step di sfide, in seguito ci sono stati chiariti dubbi e perplessità,
successivamente siamo andati a giocare aspettando l’arrivo dei genitori.
Arrivati i genitori siamo andati a Messa e poi pranzammo con i piatti portati dai genitori finito di pranzare abbiamo fatto il voga finale è ci siamo Salutati.
È stata una bellissima esperienza, dove abbiamo conosciuto il nostro super
Reparto e i nostri SUPER capi: Luca Silvia Francesca e Don Matteo, con cui
affronteremo questa avventura.

3° giorno: Il virus aleggia ancora nel sistema!


Dopo la solita sveglia mattutina ci siamo recati al locale dove abbiamo consumato la colazione; dopo aver mangiato abbiamo dovuto affrontare varie avversità per scoprire il virus che aveva intaccato Oasis con l’aiuto di
computer di vecchia generazione che non potevano essere infettati da quest’ultimo…in questa attività dovevamo compilare una scheda con i significati di alcune parole (es.CMT e IST). Le risposte ci venivano consegnate al termine delle prove che erano di vario genere, come
cruciverba e morse.
Alla fine di questa attività ne abbiamo svolta un’altra che è durata quasi tutto il giorno; ci hanno diviso in gruppi, ogni gruppo aveva un numero preciso di gemme che ci sarebbero servite per “comprarci” da mangiare.

All’interno di questo grande gioco vi erano delle basi dove dovevamo svolgere varie attività denominate come posti di un piccolo Borgo (es. Vetreria, falegnameria, farmacia).

Alla fine di ogni sfida ci venivano consegnate delle gemme, che ci servivano per il pranzo (si potevano anche rubare 😏), delle patch che ci sarebbero servite per sconfiggere il virus e degli indizi che avrebbero aiutato per scoprire il luogo dove si nascondeva il virus.
Durante questa attività bisognava avere strategia e capacità di lavorare in gruppo dato che era necessario prendere decisioni che sarebbero andate a scapito di tutta la squadra.

Dopo la merenda che è iniziata circa alle 17:00 abbiamo scoperto il luogo dove si nascondeva il virus e abbiamo cercato di annientarlo tramite le patch che avevamo accumulato. purtroppo non ce l’abbiamo fatta…
Abbiamo cenato e dopo abbiamo svolto un’attività su i sensi organizzata dai capi dove ci bendavano e ci facevano fare un percorso dove potevamo toccare ed annusare ma non vedere.
Alla fine ci hanno sbendato e davanti a noi abbiamo trovato i cartelloni che ognuno di noi aveva scritto con il suo reparto, così abbiamo potuto capire e conoscere meglio i nostri compagni d’avventura.
Grazie a questa attività siamo riusciti a conoscerci meglio e ad apprezzare la bellezza nascosta in ogni minima cosa a cui solitamente non diamo peso.

Alla fine di questa giornata impegnativa siamo andati a dormire, l’ultima sera.


4°giorno La resa dei conti!

Suona la sveglia (presto come al solito); è l’ultimo giorno di campo. nell’aria si può percepire un certo senso di tristezza.
Ma abbiamo un obbiettivo da raggiungere! Sconfiggere il virus.
Solita colazione e subito in azione, ci siamo resi conto che per sconfiggere il virus bisogna usare delle patch personalizzate così appena finito di mangiare ci riuniamo per modificare e abbellire le nostre patch per sconfiggere il virus e salvare Oasis.
Dopo averle inserite tutte nel sistema riusciamo a battere il virus e a salvare il mondo di Oasis.
Dopo le attività i capi e lo staff hanno organizzato una specie di questionario tramite l’app di Mentimeter dove si poteva vedere l’esito delle votazioni e quindi le valutazioni che hanno dato i ragazzi (in modo anonimo).
Abbiamo preso il pranzo d’asporto e poi il treno per tornare in stazione.
Alla fine di questo campo ognuno di noi è un po’ cambiato, in modo positivo, chiaro!
Abbiamo fatto nuove amicizie e avventure che mai avremmo immaginato…

Inutile dire che appena arrivati a casa eravamo già nostalgici del campo e dei nostri compagni!

Matilda Di Frenna 3 Reparto

1° Campetto di Formazione Reparto Sud “Ponte di Calatrasi”

Dal 27 al 30, in Lazio, 46 esplo, provenienti da vari parti di Italia, hanno partecipato al 1° campetto di formazione del Reparto Sud “Ponte di Calatrasi” che formerà una parte del contingente Italiano al 24° World Scout Jamboree in West Virginia.
Attraverso le varie mail che gli esplo avevano precedentemente ricevuto, hanno viaggiato dalla loro città natale fino alla stazione di Roma Termini al binario 1 dove, man mano, hanno iniziato a fare un po’ di conoscenza.
Dopo qualche ora d’attesa, circa verso le 19, sono partiti con Lorenzo e Ilaria (i loro rispettivi capo e vice capo reparto)per la Parrocchia San Vincenzo Pallotti in Via Castel Paterno 8, dove hanno soggiornato la prima notte.
Dopo la cena a sacco,lo staff e gli IST hanno illustrato agli esplo l’importanza e il significato del percorso dei campetti, le varie regole e il lancio del Jamboree attraverso dei PowerPoint;successivamente sono andati a dormire per caricarsi al fine di affrontare la lunga giornata che li avrebbe aspettati il giorno seguente.

28 Dicembre 2018
Gli espio si sono svegliati, lavati e vestiti per fare colazione e mettersi in cammino per Capranica. Sono arrivati in stazione e hanno preso un treno che dopo un viaggio quasi “infinito” alle 10:00 sono arrivati a destinazione.
Lo staff ha assegnato le camere e hanno iniziato le attività. Subito dopo l’alza bandiera hanno iniziato la spiegazione dell’ambientazione attraverso il viaggio di Martin.
Successivamente gli esplo si sono diretti in refettorio dove hanno consumato il pranzo.
Dopo aver lavato le gavette gli espio hanno avuto un po’ di tempo libero per avventurarsi nella struttura e nei dintorni e per socializzare tra loro. Dopo la A.T.L. lo staff ha allestito 4 attività alle quali glie solo potevano accedere divisi in squadre:
Suono
Informatica
Coding
Elettronica
Allo scadere del tempo, gli espio si sono rifocillati con del the caldo e dei biscotti. In seguito ad una ulteriore divisione, gli espio hanno partecipato a dei giochi di vario genere legati all’alimentazione. Dopo essersi serviti la cena, gli esploratori hanno lavato le gavette al freddo e al gelo e sono stati ulteriormente divisi in gruppi per svolgere le attività delle famiglie: il gioco consisteva nello svolgere alcune tappe che riguardavano la vita di tutti i giorni nel 1900 con la difficoltà di dover arrivare a fine gioco senza aver usato tutto il denaro disponibile a famiglia.
Il percorso aveva il suo senso solo con l’apertura della “busta d’emergenza” nella quale erano presenti alcuni biglietti per emigrare in America per sfuggire al loro triste destino.
A questa attività è seguita l’esposizione di alcune foto di migranti italiani che espatriavano dalle loro terre.
A seguito dell’osservazione di queste immagini, Donatella, senior nonché IST, ha raccontato agli espio la storia vera dell’emigrazioni di un suo familiare, seguita dalla proiezione di un vero documento riguardante la cartella clinica del bisnonno di Giulia, vice capo reparto, al momento della migrazione in America e i documenti prodotti ad Ellis Island al suo arrivo.
Con la fine di questa attività finisce anche il secondo giorno di campo, con tuti gli espio nei sacchi a pelo, tra le braccia di Morfeo

Mariaurora Terlizzi
Benevento 1

Prossima fermata – Jamboree

Per ritrovarsi ancora una volta prima del Jamboree, le squadriglie Aironi, Aquile, Delfini e Leoni, del reparto Ponte di Cividale (Veneto e Friuli Venezia Giulia) hanno partecipato al loro secondo campetto a Caorle, località balneare in provincia di Venezia.

Una volta convocati presso l’aula magna del collegio (ambientazione del campetto) noi studenti abbiamo potuto conoscere i nostri professori Camilla (insegnante di lingue), Stefano (professore di tecnologia), Don Corrado (professore di religione) e infine Luca (preside dell’Istituto) che ha presenziato con il discordo introduttivo.

Al termine del test di ingresso e dopo aver sistemato gli zaini nelle camerate, con una cerimonia gli ambasciatori hanno ricevuto i fazzolettoni di contingente italiano e completato la loro uniforme.

Nei due giorni di evento ogni esploratore e guida ha potuto quindi seguire diverse lezioni dei vari professori per prepararsi a vivere il Jamboree 2019.

Durante la prima giornata è stato costruito un alzabandiera con la base di un Ponte di Leonardo. Ogni squadriglia ha costruito una delle quattro scale che costituiscono questo ponte, che è il logo del contingente italiano nel Jamboree 2019. Dopodiché sono stati montati i pali per le bandiere.

Alla sera, si e discusso dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030 (dalla sconfitta della povertà alla partnership per gli obiettivi), e di cosa possiamo fare per raggiungerli. (trovi materiale utile a questo link:
https://drive.google.com/drive/folders/1HwXRMNyfE5q_ikWYA-3g9BFw7jBltTq0

Il giorno seguente ognuno ha potuto partecipare ad un’altra lezione di tecnologia, con la caccia al tesoro con smartphone e QR Code, in cui ogni squadriglia doveva completare delle missioni che si trovavano in vari QR Code nascosti per la città di Caorle.

Una delle ultime attività, prima della Messa e della conclusione del campetto, è stato il gioco Bafa Bafa, che coinvolgeva tutti in uno scambio fra culture diverse, con le difficoltà che esso comporta.

Terminata la messa nel Santuario dedicato alla Madonna vicino alla scogliera, gli ambasciatori si sono uniti (per l’ultima volta, prima di luglio) per ammainare le bandiere e salutarsi.

Infine hanno preso l’impegno di scrivere una lettera a se stessi da rileggere dopo il Jamboree, scrivendo aspettative, speranze e altro ancora per l’avventura che sarà.

Per me il campo è stato molto bello e coinvolgente, anche perché ci ha fatto conoscere ancora meglio il reparto e il grande evento a cui parteciperemo a Luglio.

Ci vediamo tutti quanti al Jamboree!
Mentre per restare aggiornati sulle sfide realizzate dal nostro reparto e tanto altro, non esitate a seguire il nostro blog:
www.repartopontedicividale.wordpress.com/

Ciao a tutti da Francesco

MILLE COLORI, UN SOLO CUORE

“Ci rivedremo a marzo! “è stata l’ultima frase che i nostri capi reparto ci hanno rivolto prima di concludere il primo campetto per il Jamboree. Con nostra grande gioia, non era la verità! Infatti, il 17 febbraio ci siamo riuniti tutti insieme ad Ancona, in contemporanea all’incontro di formazione Botteghe Del Capo.

Eravamo tutti molto emozionati di rivederci, e gli abbracci non sono mancati di certo.
Una volta arrivati tutti, ci siamo spostati verso il parco della Cittadella.
La prima attività consisteva in un piccolo momento di verifica molto personale: ognuno, in solitudine, doveva disegnare su un foglio il proprio rapporto con il nuovo reparto, l’impressione che ci aveva lasciato il campetto precedente e come stavamo vivendo il percorso di preparazione al Jamboree. I lavori sono venuti tutti bellissimi, ed è stato piacevole riuscire ad avere molte visioni diverse. Subito dopo abbiamo avuto qualche momento di libertà, che abbiamo passato giocando tutti insieme e chiacchierando.
I nostri stomaci avevano già cominciato a gorgogliare, perciò ci hanno presto chiamati in cerchio per divorare il pranzo che ci eravamo portati.
Sazi e felici, abbiamo iniziato il secondo gioco: pronti con l’applicazione di scanner del QR code del telefono in una mano e la nostra competitività nell’altra, dovevamo tornare dai capi di tutta la regione (che nel frattempo si stavano godendo la pausa pranzo dell’evento di formazione a loro dedicato), e chiedere il codice QR che avevano ricevuto a inizio mattinata al momento dell’iscrizione. Una volta scannerizzato il codice poteva risultare vincente o perdente. In caso di vincita, dovevamo filmare il capo a cui apparteneva il codice mentre ci lasciava un augurio o un messaggio di pace da portare con noi al Jamboree. In caso di perdita… Beh… C’era una magnifica cornice a forma di post instagram in cui farsi le foto!
La gara a chi raccoglieva più codici vincenti è scattata subito.
Finita la sfida ci siamo riuniti in cerchio per il solenne momento della consegna dei fazzolettoni: la staff, i responsabili regionali e l’AE delle Marche in riga da una parte e noi divisi in squadriglie a completare il quadrato; al centro un vaso trasparente in cui ognuno di noi, a rotazione, doveva versare una manciata di terra proveniente dalla propria città o dal proprio giardino, e circondarlo con il proprio fazzolettone. Dopo averlo fatto, di fronte ai capi e ai propri compagni, si riceveva il tanto atteso fazzolettone di contingente, i distintivi del reparto delle Marche per la camicia, e i bottoni per la cintura.
Finito il giro, abbiamo recuperato i fazzolettoni che coprivano il vaso, circondandolo di colori, e abbiamo rivelato la “magia”: tutte le terre, di diverse consistenze e sfumature, avevano formato una bellissima composizione, che ci ha fatto riflettere su quanto, con le nostre differenze e unicità, pregi e difetti, uniti insieme creiamo qualcosa di meraviglioso.
Dopo qualche momento passato a timbrare le nostre carte dell’ambasciatore e le nostre cinture, abbiamo concluso con un’enorme messa tutti insieme, capi da tutta la regione e noi del reparto marchigiano.
Gli abbracci e i saluti sono stati lunghi, ma ormai non temevamo più il tempo: il secondo campetto sarebbe stato vicino, e noi non vedevamo l’ora di ritrovarci.