Il 4 agosto nell’immenso campo del Jamboree svedese si è svolto forse uno degli eventi più significativi, il Cultural Festival Day. Si tratta di una grande rassegna in cui tutti i popoli arrivati fino a Rinkaby presentano cibi, personaggi, danze del proprio paese d’origine. E così ci si può imbattere in scozzesi con il kilt che suonano le cornamuse, libanesi che preparano tartine con l’humous, giovani giapponesi nel tradizionale kimono. Anche i ragazzi italiani si sono preparati, costruendo veri e propri forni per cuocere la pizza, preparare tigelle o piadine… e i più intraprendenti si sono anche travestiti da Dante Alighieri per far recitare brani della Commedia, oppure nei costumi tradizionali per far ballare la tarantella. Insomma, un vero e proprio festival delle culture del mondo.
A metà pomeriggio, poi, tutti i reparti si sono ordinatamente messi in fila per raggiungere la Main Arena. Tra suoni di tamburi e trombe, tra canti e balli, si sono formate colorate e rumorose carovane di ragazzi: è stato il momento del Carnival.
Forse, questo è il momento più bello, che meglio esprime la voglia di tutti di vedersi e incontrarsi: tutti insieme, diversi ma uguali!
Lo swopping, tradotto letteralmente come baratto, nella vita scout si verifica quando due o più scout intraprendono uno scambio di oggetti da collezionismo scout, quali ad esempio: magliette, foulard, badge, distintivi vari, felpe, cappelli, fibbie, etc… Più generalmente è un’arte che lo scout sviluppa principalmente “sul campo” dove quando puoi provare veramente le sensazioni dello scambio. Per lo swopping ci vuole astuzia, coraggio, spirito d’iniziativa, fermezza e convinzione nelle proprie parole. Ma la caratteristica principale è riuscire a saper cogliere al volo le occasioni, senza volerne aspettare di migliori. Non tutti riescono a mettere in pratica queste attenzioni anzi, molti si fanno fregare da volpi più furbe. Al Jamboree lo swopping avviene praticamente ovunque. Andando per le strade, fra le varie tende e nei luoghi di ritrovo comuni, si possono trovare persone sedute a terra che “esibiscono” la loro merce. Ma l’area ufficiale di scambio è la Swopping Area. Si trova sulla Time Avenue (la via dove si possono trovare gli stand dei Contingenti nazionali) ed è un grande prato con dei tavoli dove i cosiddetti venditori espongono la loro merce. I badge più richiesti all’interno di quest’area sono i distintivi ufficiali dei vari Contingenti al 22nd World Scout Jamboree.
Ma per riuscire a “swoppare” senza farsi ingannare bisogna conoscere alcune regole essenziali.
Prima di tutto bisogna sapere che la parola chiave dello swopping è CONTRATTARE.
Ci sono alcune tecniche che gli scout “swoppatori” possono mettere in pratica per riuscire ad ottenere dei distintivi di un certo livello offrendo distintivi minori. L’atteggiamento principale che bisogna adottare è ingegnarsi nella ricerca dei distintivi e delle persone che li vogliono swoppare. Per la ricerca delle persone ci sono vari gruppi che ogni swoppatore esperto deve conoscere. Normalmente le persone di origine asiatica hanno delle richieste molto elevate per i loro badge e difficilmente “swoppano”; invece, americani e sudamericani scambiano tutti i badge senza richiedere nulla di particolarmente eccessivo in cambio. A questo punto una domanda sorge spontanea: sono solo affari o anche i sentimenti possono centrare qualcosa con lo swopping? Per rispondere a questa domanda bisogna prendere in considerazione il fatto che esistono due risposte entrambe corrette.
Ci sono coloro che “swoppano” solo per il gusto di avere molti distintivi e senza voler creare un rapporto con l’originale proprietario del distintivo. C’è chi invece, non condivide questo atteggiamento, ma vuole prima di tutto creare un rapporto con la persona e poi solo in seguito scambiare l distintivo. All’interno del Jamboree lo scambio dei distintivi è uno dei modi per riuscire a conoscere nuove persone, esplorare nuovi mondi e nuovi modi di fare scoutismo. Ma soprattutto, al 22nd World Scout Jamboree, “swoppare” è un modo per poter avere una piccola parte di scautismo da tutto il mondo da portarsi a casa.
Michela Pompermaier – Ghiaia Rossa
Tra le mille attività del Jamboree, non bisogna lasciarsi sfuggire l’occasione di visitare il Global Development Village, un piccolo villaggio dove i ragazzi svolgono attività di sensibilizzazione in diversi ambiti. Proprio nel GDV, nell’area dei diritti umani, è presente lo stand di “Libera. Associazioni nomi e numeri contro le mafie”, che da anni si occupa di combattere tutte le mafie. I ragazzi che partecipano alle attività provengono da diversi paesi e spesso identificano la mafia come un fenomeno per lo più collegato alla storia della mafia siciliana, e in pochi sanno che in questo termine sono comprese numerose situazioni di illegalità, specialmente a livello internazionale.
L’attività è organizzata attraverso diversi giochi: all’inizio ai ragazzi vengono date delle pistole ad acqua con le quali devono sparare a una persona che indossa il simbolo di Libera. Una volta che questa persona è stata colpita, si scopre che ha una maglietta bianca con scritto: “vittima uccisa senza colpa dalla mafia”. Con la vittima si scoprono tutte le persone che negli anni sono state uccise dalla mafia, dai più conosciuti ai meno famosi. Questo per sensibilizzare i ragazzi e per fargli capire come la mafia, per perseguire i suoi scopi non si cura delle persone che si trovano in mezzo. Successivamente vengono proposti alcuni giochi per far conoscere i meccanismi della mafia, dai quali non si esce se non con la morte: dai posti di potere alle affiliazioni ai clan.
Infine, con l’aiuto di una mappa vengono mostrati i traffici illeciti in tutto il mondo, perché la mafia non è solo un’organizzazione circoscritta all’Italia ma è presente in diversi paesi, anche molto lontani da noi. Lo scopo principale di questi piccoli giochi è far arrivare il messaggio che la mafia è internazionale e che si muove su tanti fronti: traffico di droga o di esseri umani, riciclaggio di denaro, contraffazione delle merci. Si cerca di far capire ai ragazzi che non dobbiamo sentirci sopraffatti dalla mafia e che, anche nel nostro piccolo, possiamo possiamo cambiare le cose. Quando scegliamo di non comprare merce contraffatta scegliamo di non incrementare i traffici illegali: tutto si può fare, anche senza compiere azioni più grandi.
Per questo, alla fine dell’attività, viene chiesto ai partecipanti di compiere un piccolo sforzo di riflessione e di lasciare un messaggio sul cartellone: “My face and my commitment”. Con questi messaggi, i ragazzi si impegnano a combattere la mafia in tutte le sue sfaccettature e a compiere azioni di legalità.
Grazie al gioco si riesce a far vivere un’esperienza ai ragazzi destinata a creare una cultura della legalità.
Sara De Rosa
Abbasso gli occhi: sul mio petto c’è un fazzolettone inglese, uno cinese, uno francese e uno italiano al quale è appeso un koala australiano.
Ridendo dico: “Guarda! Sono inglese, cinese, francese, australiana e italiana!”.
Ed è vero.
Sono tutto. Sono il mondo.
Mi giro, mi guardo intorno, e vedo un cinese con il fazzolettone svedese, un indiano con il fazzolettone greco, uno spagnolo con il fazzolettone inglese… Ormai non esistono confini. Non esistono paesi, stati, divisioni, differenze. Siamo tutti un’unica cosa. Tutti finalmente insieme, uniti, mescolati… Siamo una marmellata di ragazzi.
Emanuela Rizzuto
Oltre ai luoghi adibiti alle attività modulari e la zona centrale con i negozi e le aree dei contingenti, il resto del territorio del Jamboree è costituito dalla “zona abitata”; quattro sottocampi denominati secondo le quattro stagioni: Winter, Summer, Autumn e Spring, quest’ultima occupata da IST e CMT, ossia servizi e staff di contingente. Ognuno di questi sottocampi è suddiviso, a sua volta, in sei città (con i nomi di quelle svedesi) che ospitano ciascuno 40 reparti. I sottocampi sono una parte molto importante della vita al Jamboree, infatti rappresentano ciò che è più vicino alla nostra idea di casa, come luogo di riposo, cucina, divertimento e incontro!
All’arrivo a ogni gruppo è stata assegnata una zona dove montare il proprio campo e le costruzioni. Ci hanno quindi messo a disposizione tende, teli, tavoli, panche e una cassa con materiali tecnici e per la cucina. Ogni panca contiene: pentole grandi e piccole, contenitori di tutti i tipi e colori, mestoli, fruste, stoviglie, spugne, sacchetti di plastica, borse per fare la spesa, il “cook book” cioè un ricettario, e molto altro ancora… Insomma non ci manca proprio niente, abbiamo un kit completo per ogni occasione! Disponiamo, inoltre, di fornelli con bombole a gas e borse per la raccolta differenziata dei rifiuti. É quindi molto semplice e confortevole muoversi e svolgere le attività quotidiane in queste condizioni, ricavandone vantaggi riguardo a igiene e tempistica; attività come il cucinare e il lavare, per esempio, si svolgono meglio e più velocemente, aumentando così il tempo disponibile per l’incontro con nuove persone o lo svolgimento di altre attività. Ne deriva che tutti i servizi messi a disposizione nei sottocampi, dai tendoni con le attività al supermercato, sono svolti a favorire questi aspetti.
Non è da dimenticare però che siamo stati supportati anche dal nostro contingente italiano, il quale ci ha fornito un kit completo di zainetto, giacca a vento, distintivi per la camicia e da scambiare, due magliette con la bella scritta “Italia” e un coprizaino azzurro molto utile per riconoscere i nostri bagagli in aeroporto. Piccoli dettagli che, sommati tra loro, migliorano in modo evidente questa nostra esperienza di incontro e avventura.
Ogni sottocampo dispone inoltre di alcune zone con attività spontanee, piccoli locali, zone con la connessione Internet e non solo. Ogni sera questi luoghi si affollano di ragazzi che si lanciano senza timore in conversazioni con persone sconosciute, scambio di distintivi, si ritrovano per mangiare un gelato, ballare, cantare: semplicemente per divertirsi!!!
Ogni sottocampo è caratterizzato da un’attività particolare; in Winter possiamo trovare la pista di pattinaggio sul ghiaccio, in Summer la piscina dove puoi entrare inserito in alcune giganti bolle di plastica, in Autumn ci si può cimentare nell’arrampicata di un immenso cesto con i pomodori gonfiabili! Insomma, c’è proprio l’imbarazzo della scelta! E allora godiamocelo questo nostro piccolo mondo, buttiamoci in ogni avventura e ringraziamo, soprattutto, tutti coloro che hanno lavorato per far sì che tutto questo sia possibile!
Eleonora Peruch
Viaggio all’interno della food house italiana
Mangiare bene e sano è essenziale per affrontare con il sorriso sulle labbra tutti gli impegni e le attività delle nostre giornate. Noi italiani lo sappiamo bene; a questo Jamboree abbiamo provato ad insegnarlo anche agli altri.
Nella zona adults, di fronte all’uscita della mensa, è stato collocato il ristorante più gustoso della zona: la food house italiana. Qui 30 IST AGESCI e 10 membri del MASCI si impegnano ogni giorno per servire i principali piatti della cucina nostrana ai numerosi clienti (le stime parlano di mille coperti al giorno!). Pasta, pizza, piadine non servono solo per stimolare le papille gustative di svedesi, olandesi, americani e scout di altri 146 paesi, ma anche per consolare gli innumerevoli IST italiani, nostalgici della saporita cultura del Belpaese.
Superata l’insegna “Ristorante Italiano” ti puoi imbattere in 25 tavoli, abbelliti con cartoline dei monumenti delle regioni italiane, oppure in coccarde, bandierine e cartelloni rigorosamente verdi, bianchi e rossi. Alzando lo sguardo, noterai almeno 50 persone sedute ai tavoli: alcune sorseggiano un caffè, altri si gustano un pizza margherita, qualcuno sperimenta la pasta con il pesto genovese. E non è ora di cena, perché altrimenti faresti fatica a entrare: dopo le 20, i clienti superano sempre le 200 unità!
“Cibo, attrezzature, materiali, tutto è rigorosamente italiano e acquistato in Italia”, rivela Andrea Abrate, che gestisce la food house. “Abbiamo deciso di comportarci così per offrire sempre cibo di qualità”. E infatti, se ti guardi un po’ intorno, riconoscerai sicuramente la Nutella e il chinotto.
Ma quali sono i numeri di questo delizioso ristorante? Ogni giorno Luca Bendandi, Alessio Fanton e gli altri chef cucinano 30 kg di pasta, impastano 45 kg di farina e preparano 150 piadine, per un totale di quasi un quintale di cibo. I bookmakers hanno rivelato che la pizza, specialmente margherita, è quotata 2:1 sulla pasta, molto apprezzata dagli IST, ma snobbata dagli stranieri. Questi ultimi, sebbene gradiscano sperimentare i piatti consigliati dai cuochi, rimangono molto legati all’immagine che vede l’Italia come una grande pizza a forma di stivale.
“Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti con la food house”, prosegue Andrea, “l’affluenza è sempre molto alta e ci giungono ogni giorno complimenti per il cibo e l’animazione offerta dai Clan”. Bilancio complessivo ottimale se si considera che questo ristorante è stata una vera e propria scommessa dell’AGESCI. Infatti, per la prima volta al Jamboree, l’Italia ha deciso di creare una food house e di collocarla adults. “È stata una scelta educativa per evitare che i ragazzi dei Reparti preferiscano mangiare nella food house piuttosto che nel loro angolo di squadriglia”, conclude Andrea.
L’Italia al Jamboree non si distingue soltanto per importanti scelte etiche e cibo di qualità, ma anche per la migliore raccolta differenziata. La food house italiana ha vinto un premio per il riciclaggio grazie all’impegno costante dell’IST Paolo Donadio che, ogni giorno, non esita a sporcarsi le mani per separare accuratamente un rifiuto dall’altro. Se purtroppo in patria non sempre siamo stati precisi nella raccolta differenziata, qui in Svezia ci siamo dimostrati capaci di seguire le indicazioni svedesi e metterle perfettamente in pratica.
Questa è la food house italiana: un pezzo di vera Italia importata in Svezia.
Mattia Pinto
Il primo agosto ha avuto inizio il Ramadan, festa religiosa islamica: il fatto che capiti proprio nel periodo del Jamboree ci è sembrato un’ottima occasione per provare a capire meglio di cosa si tratta e, intanto, approfondire la nostra (scarsa) conoscenza di idee e tradizioni musulmane. Per questo, ci siamo recati all’area Faith and Beliefs per fare qualche domanda in giro e, ancora una volta, siamo stati piacevolmente colpiti dalla disponibilità dei musulmani con cui abbiamo parlato.
Syed Naqvy, commissario nazionale per lo scautismo musulmano negli USA, è un uomo dal sorriso dolce; ci ha spiegato che il Ramadan è una festa che dura un mese e le date del suo inizio e della sua fine sono basate sul calendario lunare. Per i trenta giorni di Ramadan, i fedeli mangiano solo nelle ore tra il tramonto e l’alba, perché la gran parte della giornata è dedicata a “nutrire la propria anima” con preghiere, riflessioni e letture. Come ci ha raccontato Rend, una ragazza inglese originaria del Sudan che si è unita alla conversazione, durante questo periodo viene recitata, dopo aver consumato il pasto, una preghiera speciale, oltre le cinque quotidiane obbligatorie; inoltre ogni musulmano è tenuto a leggere ogni giorno un capitolo del Corano (che ne contiene trenta in tutto). Il Ramadan è, infatti, una festa che ricorda il momento in cui Maometto ricevette il Corano da Dio grazie all’intercessione degli angeli.
La nostra curiosità è stata poi stimolata dalla maglietta che indossava Rend: sulla schiena, a chiare lettere, si leggeva “I’m covering my head, ask me why”. Non ce lo siamo fatti ripetere due volte e ne è nata subito un’interessante chiacchierata sul ruolo della donna nel mondo islamico. A differenza di quanto si pensa spesso, la donna ricopre un ruolo importante per i musulmani: è stata pensata da Allah come una “creatura bella” e, per questo, deve essere rispettata e protetta. Il velo, infatti, come gli abiti lunghi, serve a proteggere il corpo della donna, per natura attraente: secondo i dettami del Corano, se un uomo guarda intenzionalmente e a lungo una donna, commette peccato; solo all’interno del nucleo familiare la donna può mostrarsi senza il velo sul capo.
Mentre sorseggiavamo un tè e mangiavamo datteri e baklawa (un dolce tipico), il discorso si è spostato sul problema dell’integrazione dei musulmani nei paesi occidentali: la più grande difficoltà è senz’altro costituita dalla nostra ignoranza riguardo la loro cultura, e dai nostri pregiudizi. Inoltre, il fatto che i fedeli di Allah non possano bere alcolici è diventato un ostacolo per loro, poiché l’alcool è ormai un fortissimo collante sociale, specialmente per i giovani.
Nonostante la nostra titubanza nel fare domande sull’estremismo islamico e le sue terribili azioni terroristiche, Syed è riuscito a metterci a nostro agio, parlando insieme con semplicità e serietà: “who kills a man”, ci ha detto con gli occhi lucidi, “kills the whole humanity”. L’estremismo è, infatti, una degenerazione del messaggio di pace di Allah ed è causato da problemi di natura sociale quali la povertà, l’oppressione dei popoli e le differenze economiche tra le varie classi. Per evitare che questo fenomeno dilaghi tra la popolazione di giovani musulmani, è essenziale una forte educazione al rispetto di sé e dell’altro, sia nelle famiglie islamiche che in quelle di altri credi perchè, com’è noto, la disinformazione e i pregiudizi portano alla paura del “diverso”, che non contribuisce affatto alla pacifica convivenza fra i popoli.
Valentina Consolo e Nicola Frattaruolo
Il Jamboree è come una grande famiglia che si ritrova insieme per un’occasione speciale.
Nessuno tra i presenti si aspetterebbe di avere così tanti “parenti” in giro per il mondo.
Eppure, nonostante le differenze linguistiche e culturali non siano poche, ciò che ci accomuna è talmente importante da annullare totalmente qualunque disagio.
Questo non significa, però, che ci sentiamo uguali, è meglio dire che ci sentiamo accomunati da una cosa che per tutti rappresenta una parte importante della propria vita; e questo ci basta. Le diversità, anzi, sono viste come un’occasione di scoprire cose nuove, interessanti e differenti (ma non negative). Un’occasione che probabilmente non rivivremo mai più e dalla quale dobbiamo cercare di cogliere il più possibile nel poco tempo che abbiamo. Ecco perché il Jamboree è un continuo formicolare di persone che non stanno mai ferme, che sono sempre in cerca di qualcosa, ma senza un’aspettativa particolare; semplicemente accettando con entusiasmo e curiosità tutto ciò che avviene. Credo che il fatto di mettersi in gioco in modo così totale, sia unico.
Se dovesse esistere una traduzione in italiano di “Jamboree”, penso che essa dovrebbe essere “incontro”. Questa infatti è la parola chiave, l’essenza più profonda del Jamboree.
Partecipare al Jamboree è come vivere in una piccola bolla sospesa, estranea a tutto e a tutti. Un posto in cui semplici ragazzi sono capaci di fare ciò che nessun adulto è in grado di fare: abbandonare tutti i pregiudizi e le tensioni presenti nel proprio paese e vivere (non coesistere) con gioia e pace insieme. Se qualcuno mi chiedesse cosa significa ciò che appena scritto risponderei raccontando questo: alla serata di apertura ufficiale del Jamboree, il mio reparto era vicino a ragazzi di un reparto svedese, a uno finlandese ed altre nazionalità. Ad un certo punto, ogni reparto ha iniziato a urlare il nome del proprio paese, giustamente orgoglioso di essere lì a rappresentarlo. Dopo diversi minuti che questa “gara” andava avanti, c’è stato un attimo di silenzio in cui sembrava che tutti si fossero fermati, ma dopo un attimo, da questo insieme di ragazzi completamente diversi e sconosciuti tra loro si è alzato un grido, questa volta però era uno solo, un grido che rendeva tutti quanti una cosa unica, totale: “Jamboree! Jamboree! Jamboree!”.
Il Jamboree insegna che l’umanità è formata da persone. Ed io penso che sui dizionari come sinonimo di “persona” dovrebbero aggiungere la parola “amore”.
Ciò che penso, quindi, può essere interpretato perfettamente da una frase di San G.M. Vianney che dice: “…Che dunque ameremo se non amiamo l’amore?”.
Ecco questo è il messaggio che il Jamboree mi ha lasciato nel cuore.
Irene Raverta
Reparto Altopiano Invalicabile
All’interno del 22 World Scout Jamboree, tra le migliaia di proposte di attività, il WOSM propone un centro di educazione per sensibilizzare i partecipanti alla creazione di una nuova società. Quale occasione migliore per proporre un’attività del genere in un evento che vanta più di 40 mila cittadini del mondo, i potenziali costruttori del domani. Proprio nel World Scout Centre si ha la possibilità di capire, attraverso vari giochi, come creare un’umanità consapevole e, di conseguenza, migliore. I temi su cui è incentrata l’attività (Meetings, Nature, Solidarity, Leadership e Peace) presentano dei punti nevralgici su cui si sviluppa la tematica.
Scegliendo il percorso Meetings si ha l’opportunità di conoscere varie culture e vari paesi, per costruire una cittadinanza internazionale fondata sul rispetto delle tradizioni e delle, apparenti, diversità di provenienza. Lo stesso Jamboree offre questa opportunità, considerando la possibilità per tutti i partecipanti di incontrare e conoscere una miriade di tasselli culturali che uniti insieme formano quello stupendo mosaico che è il mondo. O, con le parole di Baden Powell, possiamo immaginare l’unione dei popoli come una deliziosa marmellata, “Jam” appunto, che costituisce il fattore più emozionante e bello di tutti i World Scout Jam-boree.
Il secondo tema proposto, Nature, ha come obiettivo quello di insegnare come l’individuo può proteggere il mondo dove viviamo. In particolare l’attività è incentrata sull’importanza dell’acqua, analizzando i vari utilizzi e soffermandosi sulle modalità di salvataggio di questo bene naturale fondamentale per la vita di ogni essere vivente.
Il terzo percorso di educazione è Solidarity, incentrato sulla forza dell’unità e della cooperazione per abbattere ogni problema fisico e sociale, che spesso costituisce il principale ostacolo nella società di oggi: una società sempre in movimento e, di conseguenza, più distante dalle problematiche sociali. I partecipanti hanno l’opportunità di sperimentare i limiti della vita di un disabile, per esempio, se abbandonato a se stesso. Comprendere la difficoltà è possibile e, per superarla, occorre una soluzione solidale.
Il quarto tema, Leadership, è incentrato sullo sviluppo di una nuova generazione capace di costruire una società solida e giusta, attraverso dibattiti sulle situazioni politiche presenti nel mondo si ha l’opportunità di riflettere sull’importanza delle istituzioni e della loro apertura a livello sociale, culturale e politico.
L’ultima tematica, Peace, ha come scopo di individuare un’azione singolare e collettiva per la comprensione e collaborazione internazionale tra i popoli. La costruzione di un clima di pace ricorre spesso nelle proposte del Jamboree; infatti, qui sembra quasi che i conflitti e le guerre ideologiche siano artificiali e lontane: al Jam palestinesi e israeliti si tendono la mano, turchi e ciprioti danzano insieme, islamici e cristiani condividono la stessa piazza… Insomma, al Jamboree la pace si respira ovunque.
Luca Forcini
Qui al Jamboree, oltre ai ragazzi e ai capi, ci sono anche moltissimi IST che prestano il loro servizio. In questi giorni ne abbiamo fermati alcuni, ai quali abbiamo fatto delle domande; ecco alcune delle loro risposte.
-Quando siete arrivati al Jamboree? Quando tornate a casa?
Siamo arrivati il 25 luglio e torniamo a casa l’8 agosto, rimaniamo qui più giorni per montare e smontare le strutture.
-Dove lavorate?
Maddalena: lavoro come receptionist al Media Center per dare informazioni sulla radio e la rivista del Jamboree a tutti coloro che ne hanno bisogno.
Giovanna: partecipo all’organizzazione dell’attività Earth e offro spiegazioni sul come svolgere le varie attività.
Tommaso: lavoro al punto informazioni del sotto campo Winter, dove, se i partecipanti, se hanno bisogno si rivolgono a me per qualsiasi necessità.
-Perché avete deciso di partecipare al Jamboree? Come vi siete iscritti?
Come voi guide e scout abbiamo fatto richiesta su internet, compilando schede riguardanti i nostri hobby e le nostre qualità. Abbiamo deciso di venire al Jamboree perché è un’occasione unica per incontrare moltissimi scout di nazionalità diverse, confrontandosi e convivendo il nostro essere scout senza pregiudizi.
-Durante l’anno avete fatto degli incontri per conoscervi?
Sì, oltre agli incontri di clan ne abbiamo fatto uno nazionale. E’ stata un’esperienza bellissima.
-Come sono stati divisi i lavori?
Durante i primi giorni ci hanno assegnato i diversi compiti.
-Quante ore al giorno lavorate?
C’è chi, facendo lavori più pesanti, lavora di meno, come ad esempio i ragazzi che puliscono i bagni lavorano 3 o 4 ore al giorno; chi invece, avendo un lavoro più leggero, è impegnato dalle 6 alle 8 ore al giorno.
-Qual è, secondo voi, il lavoro più impegnativo?
Sicuramente quello dei ragazzi della sicurezza perché lavorano anche di notte.
-Qual è la fascia minima di età per poter essere un IST?
Bisogna avere almeno 18 anni e ci sono anche IST che ne hanno più di 50.
-Dormite anche voi in tenda?
Sì, abbiamo le vostre stesse tende che sono collocate nel sotto campo Spring. L’accesso è vietato a tutti i ragazzi che non sono al Jamboree come IST.
Ringraziamo tutti gli IST che ci permettono di vivere un fantastico Jamboree grazie alla loro disponibilità e al loro impegno in ciò che fanno.
Anna Brazzarola e Ottavia Re – Reparti Rugiada Scintillante e Raffica Travolgente
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Anche facendo la spesa si impara a diventare grandi
Più volte, negli articoli che i nostri affezionati lettori hanno potuto leggere su queste pagine, il Jamboree è stato paragonato a una città: per numero di “abitanti”, infatti, in questo momento il campo rappresenta la quarta città più grande del Sud della Svezia e, per altro, una tra le più avanzate in fatto di ecologia, riciclaggio e riutilizzo di materiali. Come in ogni città che si rispetti, c’è un gran via vai a qualunque ora, soprattutto sulla strada principale Time Avenue, piena di chioschi, food house e stand allestiti dai vari Contingenti. Tra i vari negozi ce n’è alcuni di tipo particolare, riservati solo ai ragazzi dei Reparti: parliamo dei Participant food shops, dei supermarket che vendono generi alimentari di ogni tipo solo per i partecipanti.
La vita al campo, per i partecipanti, prevede infatti anche il fare la spesa e cucinare i pasti principali: ogni ragazzo ha a disposizione 500 punti al giorno, che vengono accreditati su una speciale carta di credito dove si accumulano i punti di tutti i membri di una Squadriglia. Durante la mattinata, poi, due ragazzi per ogni Squadriglia si recano al supermarket e comprano tutte le cibarie a loro necessarie, potendo scegliere tra una vasta gamma di prodotti. Ben fornito è il banco dello “special food”, dedicato ai ragazzi vegetariani, con diete particolari dovute ai diversi credo religiosi (Hallal o Kosher ad esempio), con allergie e/o intolleranze alimentari. Nel fare la spesa, ognuno può comprare ciò che vuole: non ci sono dosi fisse, né prodotti riservati a questo o quel gruppo. Per aiutare nella scelta dei prodotti ed anche a cucinare tutte le Squadriglie hanno anche ricevuto il Cook Book, che li aiuta a calcolare le dosi giuste ed a preparare deliziose ricette. Viene così sviluppato il senso di autonomia e indipendenza dei ragazzi, che possono pensare in libertà a quali sono i cibi migliori per loro, cercando di comporre dei pasti equilibrati e sani. Inoltre, in questo modo si cerca di incrementare il rispetto per gli altri; può succedere, ad esempio, che una Squadriglia compri tutte le caramelle del supermarket: questo è dannoso non solo per gli stomaci di coloro che hanno fatto incetta di un solo tipo di prodotto, ma anche per tutti i ragazzi che arriveranno a fare la spesa più tardi, che non potranno più avere caramelle per quel giorno. Difficile, comunque, che si verifichi un caso del genere, poiché ogni giorno arrivano i rifornimenti verso l’ora di pranzo; solo un cartello rimane affisso regolarmente: “Nutella is sold out”!
Valentina Consolo – IST
Il nostro Reparto di formazione, composto dalla nostra Pattuglia e da tre di altri Contingenti, è partita dal Jamboree alle ore 10:30 per partecipare al Camp In Camp. Durante questa attività, il Reparto viene ospitato presso il campo di un gruppo svedese per due giorni, facendo con loro varie attività. Partiti, ci siamo prima diretti con un pullman al Museo Della Renna (Älg Museum) dove due ragazzi del gruppo di LASSÄBO ci hanno spiegato (in inglese) che, per tutti e due i giorni, sarebbero state loro le nostre guide ufficiali. Nel museo abbiamo avuto modo di vedere un interessante esposizione di animali impagliati alla quale è seguita un giro del parco, dove abbiamo potuto vedere diverse renne in libertà! Dopo un veloce giro nello shop, siamo usciti e dei gentili signori ci hanno accompagnato ai margini di un grande bosco, rimasto praticamente intatto dall’impatto umano, se non per una semplice strada sterrata con ai lati delle piccole costruzioni di legno. Arrivati nel folto del bosco, le nostre guide ci hanno fatto visitare il loro campo. Abbiamo sistemato gli zaini nella tenda a noi assegnataci, e dopo aver cenato (alle 6.30 di sera!) ci siamo divisi in due gruppi. Uno è andato a fare canoa nel lago LÃER, dalla tipica acqua fredda e rossa. Fredda, per la posizione geografica, e rossa, per l’elevata presenza di ferro.
<>L’altro gruppo, invece, ha partecipato a un laboratorio di intaglio del legno. Qui si potevano creare numerosi oggetti, tra cui ad esempio cucchiai e portapenne. Un’attività sicuramente molto interessante che varrebbe la pena ripetere anche a casa. La sera ci siamo poi divertiti tutti insieme con un fuoco di bivacco sulla piccola spiaggia ed è stato un momento davvero suggestivo: il sole stava tramontando sul lago andando a creare un paesaggio bellissimo, con le elevate foreste svedesi e il cielo tinto di tutte le tonalità del rosso. Il giorno dopo i gruppi si sono invertiti affinché ognuno potesse fare entrambe le attività proposte. Al momento di andarsene, verso l’ora di pranzo, la nostra pattuglia ha consegnato al capo del gruppo di LASSÄBO per ringraziarlo la bandiera italiana con le nostre firme. Con un pullman siamo poi tornati alla nostra “solita” vita da Jam. L’entrare in contatto con questa semplice gente, che ha un così grande rispetto per le persone e la natura, mi ha fatto cogliere ed apprezzare tanti sentimenti diversi come la gentilezza, la disponibilità e il rispetto verso il prossimo: la messa in pratica di quanto descritto e predicato da grandi pensatori, tra cui lo stesso Baden Powell. Credo che sia proprio questo lo spirito del Jamboree. Se tutti noi comprendessimo ciò, potremmo, per davvero, lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato.
Matteo Esu – Reparto Lampo di Genio
Nel Paese più ecologico del mondo non poteva mancare un’attività dedicata alla nostra Madre Terra! In un’ampia area del campo sono stati allestiti quattro stand, ciascuno legato ad un diverso elemento naturale: Terra, Acqua, Aria e Vento. Nello stand della terra ogni Squadriglia ha provato a filtrare dell’acqua utilizzando diversi tipi di terra quali sabbia, terriccio e sassi di varie dimensioni per scoprire le caratteristiche di ciascuno e riflettere sul loro impiego. Al secondo stand, dedicato all’acqua, quattro squadriglie di diverse nazionalità hanno costruito nella sabbia quattro regioni attraversate dal letto di un fiume. Poi, versando dell’acqua nel solco, hanno simulato gli effetti di una piena. Ogni regione era formata da alcuni capi di bestiame, da una città e da una fabbrica. Quando queste ultime venivano colpite dall’acqua, rovesciavano nel fiume del colorante che simulava le sostanze tossiche che inquinerebbero il fiume. L’impatto è stato molto forte e diretto, e mediante un gioco divertente l’attività ha insegnato a non sottovalutare mai la forza dirompente della natura. E’ stato anche molto interessante osservare che ragazzi di diversa provenienza preferivano salvare dall’inondazione il bestiame piuttosto che la città o la fabbrica. In seguito c’era lo stand aria, nel quale ogni Squadriglia ha rappresentato e descritto una catastrofe naturale avvenuta nel proprio Paese. Con l’aiuto di una geologa ciascuno ha pensato a dei metodi per prevenire che questo genere di disastri avvengano in futuro.
L’ultimo stand, legato al vento, prevedeva la costruzione di una pala eolica in miniatura in grado di sollevare, con la propria rotazione, un piccolo peso. Poi ogni squadriglia doveva discutere delle energie rinnovabili e di come cercare di non sprecare energia nelle nostre case. L’attività si è rivelata, come ogni cosa qui al Jamboree, un vera sorpresa, ed è stata apprezzata da tutti. Ciascuno ha potuto vedere con i propri occhi come, con l’aiuto di ogni persona, possiamo davvero costruire un mondo migliore e più pulito.
Irene Ambrosetti – Reparto Montagna Coraggiosa
Ospitalità, disponibilità e una natura che ti conquista con il suo verde brillante, puro, selvaggio: questo ciò che abbiamo potuto provare vivendo l’esperienza del Camp in Camp.
Dal 31 luglio al 2 agosto, noi partecipanti siamo stati coinvolti in un’attività diversa dalle altre; usciti dal campo, delle corriere ci hanno trasportati in vari posti dove gli scout svedesi, norvegesi, danesi e finlandesi ci hanno ospitato durante il proprio campo estivo.
Inizialmente siamo stati divisi in gruppi misti. Nel mio per esempio, c’erano scout italiani, austriaci, egiziani, libanesi, americani e brasiliani. Arrivati, dopo un’ora o poco più di strada, siamo stati accolti da uno scout norvegese che è stata la nostra guida per i due giorni. Ci è stata assegnata la nostra tenda e, in seguito a qualche indicazione riguardo a tempistica e regole del campo, abbiamo finalmente potuto pranzare.
A partire dal pomeriggio abbiamo partecipato a una serie di attività, testando abilità fisiche e mentali; non sono però mancati i momenti per sfogare la nostra curiosità! Tra le attività a cui abbiamo partecipato una camminata con ostacoli sul modello del percorso Hebert, la creazione di un porta fazzolettone con inciso il simbolo della base, canoa e bagno nel fiume. I pasti dovevamo procurarceli noi, così la sera ci hanno assegnato un posto dove abbiamo potuto accendere il fuoco e cucinare qualcosa di caldo. Inoltre nel procurarci la legna abbiamo persino insegnato agli scout locali il nostro modo di tagliare, con grande successo: mi sono stupita nel vedere che il giorno seguente si impegnavano per imitare le nostre tecniche!
É stato buffo per noi iniziare a cucinare intorno alle cinque e mezza e riunirci per il fuoco alle nove; ciò deriva dal fatto che il campo che ci ospitava era costituito non solo da ragazzi della nostra età, come ci saremmo aspettati, ma c’erano anche bambini con genitori e altre persone… come una grande festa dove chiunque è il benvenuto! Abbiamo poi parlato con delle ragazze svedesi, scoprendo che loro durante l’anno fanno attività separati per età, mentre per il campo estivo, che dura una settimana, organizzano ogni anno qualcosa di differente, che può essere una camminata con spostamento in varie località, la progettazione di varie costruzioni. Quest’anno per esempio hanno ospitato noi, i partecipanti del Jamboree!
La sera durante il fuoco e la mattina dopo il risveglio abbiamo cantato in inglese e svedese, e ogni nazione ha avuto la possibilità di esibirsi mostrando qualche canto o gioco tipico del proprio paese! Una grande gioia mi ha scaldato il cuore nell’osservare che in giro i ragazzi ripetevano quello che noi, con la nostra semplicità, abbiamo tentato di trasmettere, da giochi a semplici tecniche; così pensavo che, oltre a imparare, siamo riusciti, senza rendercene conto, a lasciare un po’ del nostro in questo paese, colorando così la Svezia d’Italia!
Eleonora Peruch
Le foodhouse sono un posto nel jamboree dove si possono mangiar tante cose buone e… uhm… e no ragazzi così questo articolo è una lagna… uhm… proviamo così:
E il piccolo fronte divenne un grande universo
Ore 11:30: sono solo, in un angolo della stanza, fiumi di gente sciamano nel locale, la nebbia proveniente dalle cucine mi offusca il cervello. Parte uno strano coretto di buon compleanno, mi unisco agli altri con il mio inglese improbabile.
Mi si avvicina una cameriera, ordino un “brodjen”, mi piace il tè. Puntualmente mi arriva una strana bevanda a base di cipolla. Mi siedo nell’angolino del tavolo più remoto, tiro un grande sorso dell’intruglio e in silenzio comincio a contemplare il mondo intorno a me.
Vedo ragazzi intenti a scambiare fazzolettoni e distintivi, li vedo ridere e scherzare con le ragazze svedesi e puntualmente mi sorprendo a sorridere guardando la fuga di queste… altro sorso… non è tanto male… un ragazzo australiano mi si avvicina e iniziamo a parlare più a gesti che a parole. Dopo un’ oretta di conversazione viene fuori che Jack (il ragazzo) ha origini inglesi, e mi stupisco della sua simpatia, perché dicono che gli inglesi sono antipatici… altro pregiudizio, altro sorso… e mi accorgo che la brodaglia, stranamente, è sempre più buona…
Piano piano il malumore mi passa la nebbiolina densa si disperde e comincio ad entrare sempre più in sintonia con il mondo che mi circonda, colori, sapori, suoni e odori si uniscono a formare un quadro pieno di emozioni e persino il sole sembra unirsi a me a festeggiare (per la prima volta).
Ora i coretti li faccio partire io, vado da un tavolo all’altro ad attaccare discorso con più persone possibile e la stessa foodhouse diventa più accogliente. E pensare che questo posto mi sembrava un piccolo fronte… ora più che altro assomiglia a un grande universo.
Ecco questo è una foodhouse, non un banale “mangificio” un po’ vario ma un vero e proprio luogo d’incontro e scambio nel giusto e puro stile scout (anche se i prezzi sono molto poco scout).
Niccolò Solinas
reparto centrosud
Campi verdi, boschi rigogliosi, un intreccio di stradine sterrate, qualche casa isolata e dei magnifici trifogli commestibili. Ecco quello che ci attende all’Hike in Camp. A proposito di attese… partenza prevista alle 7.50, con ritrovo alla fermata degli autobus per un hike di pattuglia accompagnati da alcuni svedesi. Ma poi gli autobus tendono a tardare… cosci imbarchiamo per l’avventura solo alle 10.40. Il gruppo formato da italiani, svedesi e norvegesi.
Pranziamo accanto a delle rovine e in compagnia di una ranocchia. Sazi di gustosi lamponi, dopo un po’ di esitazione riprendiamo il cammino.
Le nostre voci coprono il suono dei nostri passi sulla ghiaia. Camminiamo in una fitta foresta verde che ci incanta con la sua armonia.
Non abbiamo socializzato molto, ma abbiamo potuto conoscere l’esistenza di trifoglio commestibili dal sapore selvatico. Dopo alcune ore di cammino appare uno squarcio di sole tra le fronde. Giunti al termine della passeggiata ci distendiamo e godiamo del primo sole della Svezia in attesa dell’autobus che ci riporteral campo.
Durante tutto il viaggio abbiamo avuto modo di recuperare le ore di sonno perdute, pronti per i nuovi giorni che ci attendono.
Rebecca Sembenico
La sera del 29 Luglio due giovani rappresentanti italiani hanno partecipato alla presentazione del nuovo progetto di WOSM
Il 29 Luglio 2011 dalle ore 19.30 alle ore 21.30 nella tenda riservata agli “Special Guest” ha avuto luogo un incontro di presentazione del progetto Messenger of Peace a cui hanno partecipato delegati di tutte le nazioni partecipanti al Jamboree 2011. A rappresentare il nostro paese, in quanto Young Spokesperson e quindi “portavoci” ufficiali, eravamo in due: Giacomo Chiarel e Francesca di Maio. Durante la serata hanno preso la parola alcuni membri del comitato mondiale dello scautismo e i finanziatori del progetto che Messenger of Peace ha attuato con esiti positivi in Kenya.
Messenger of Peace è un progetto che si propone di cambiare il mondo attraverso azioni concrete con l’obiettivo di combattere, ed eliminare, problemi che interessano tutto il mondo. Tra questi, un occhio particolare è rivolto ai problemi sociali.
Messenger of Peace si è già attivato con un progetto a Korogocho, un quartiere di Nairobi, capitale del Kenya. Il progetto prevede di togliere i bambini del luogo dalla strada in cui vivono o passano molte ore, attraverso la formazione di un gruppo scout.
Noi, Francesca e Giacomo siamo stati davvero contenti ed entusiasmati da questa importante serata, nella quale il nostro ruolo era quello di rappresentare il contingente italiano, ed esprimere idee, pareri ed esperienze vissute ai rappresentanti di altre nazioni. Abbiamo inoltre avuto l’opportunità di conoscere molte altre persone di nazionalità, religione ed usanze diverse dalle nostre; sempre però sentendoci accomunati, da quello che è il grande movimento dello scautismo.
La serata si è conclusa con la cena, nella quale si ha avuto occasione, da parte dei diversi rappresentanti delle nazioni, di scambiare idee, pareri ed esperienze sul progetto Messenger of Peace.
Giacomo Chiarel
Un raduno mondiale di scout, un evento che non ha eguali, scambio di culture e divertimento, circa un secolo dopo il primo incontro inaugurato da BP, fondatore dello scautismo: ecco cos’è il Jamboree, giunto quest’anno alla ventiduesima edizione. Dal 27 luglio al 7 agosto, circa 39 mila ragazzi e adulti hanno invaso la Svezia, uno stato dove la natura è una perfetta scenografia nello spirito di questa avventura. Abbiamo la possibilità e il tempo per riflettere su noi stessi, sugli altri, sul mondo, qui dove il confronto è inevitabile, dove culture e religioni convivono insieme, senza pregiudizi, spinti solo dalla curiosità; qui, nel nostro piccolo mondo. Tante attività occupano le nostre giornate; Earth, che affronta tematiche quali suolo, vento, acqua e ossigeno; Dream, gioco notturno dove è possibile ripercorrere, partendo dalla morte fino alla nascita, le fasi della vita riflettendo sulla propria personalità; Quest, sfida fisica; People, confronto fra popolazioni; Camp in Camp, uscita di due giorni incontrando degli scout svedesi, durante la loro normale attività estiva e tante altre. Sono anche previsti dei momenti che coinvolgono tutti i partecipanti al Jamboree, come la cerimonia di apertura, di chiusura e il festival delle culture. Io, con il mio gruppo, il reparto “Tuono Silente” del Friuli Venezia Giulia, composto da 40 persone, ho già sperimentato solo una piccola parte di tutto ciò, scoprendo che, superando ogni barriera e limite causato dalla timidezza e dalla lingua, si possono formare dei legami veramente profondi e significativi, e vivere avventure che ricorderò per tutta la vita.
Per arrivare in Svezia e, soprattutto, al Jamboree, il percorso è stato lungo: un anno di incontri, progetti, sogni, difficoltà, ma che ci hanno aiutato a creare la consapevolezza che l’esperienza non è solo per noi partecipanti, ma che rappresentiamo l’Italia intera. Al Jamboree il nostro è un ruolo di “ambasciatori” mentre, una volta ritornati, sarà di “testimoni”. L’impatto che questa fantastica avventura provocherà sulla nostra persona non è quindi concentrato in queste due settimane, ma si vedrà in seguito, nel futuro migliore che potremo contribuire a creare, nelle relazioni iniziate da un semplice timido: “Hello!”. Questi ultimi due giorni con il mio gruppo siamo stati trasportati in un posto immerso nella natura svedese, tra alti alberi, un verde e un’acqua che ti conquista e fa rivivere la scintilla dell’essenzialità; abbiamo svolto varie attività, camminate, canoa, lavori manuali, andando a “indagare” com’è lo scautismo in un paese così lontano da noi. Certo, qualcosa… molto è diverso, ma la base che ci spinge a scegliere questo modo di vita è una: la fede.
Perché senza di essa niente di tutto ciò sarebbe possibile, io non sarei qui e voi non stareste leggendo questo articolo. Ciò che spinge le persone a impegnarsi, a dedicare il proprio tempo, le proprie forze per far sorridere la gente è la fede. Non mancano quindi attività e luoghi per la professione e il confronto religioso; abbiamo, infatti, partecipato tutti a una cerimonia inter-religiosa, nell’arena centrale, iniziata con un discorso di BP, il quale sottolineava che il primo servizio di uno scout è a Dio. Qui al Jamboree si può anche visitare una zona denominata “Faith and Believes” dove i luoghi di culto delle varie religioni convivono uno accanto all’altro.
Un arcobaleno di persone, culture e religioni, ma un mondo unico. Un mondo che possiamo cambiare insieme!
Eleonora Peruch
Camp in camp at St Lundby Scoutkar: fun, music and simply scouting!
The sun after the rain, ready for a new adventure, laughing and smiling
Finalmente una giornata di sole tra queste nubi e pioggia svedese. E finalmente il Camp in camp, ovvero il campo nel campo, un’attività forse tra le più attese in questo World Scout Jamboree, un giorno e una notte ospiti in un campo del luogo. Zaino in spalla, pranzo al sacco e tutti sul pullman, insieme a moltissimi altri ragazzi e ragazze di tutte le nazionalità: brasiliani, spagnoli, austriaci, francesi, giapponesi, uniti da un solo obiettivo principale: divertirsi in una nuova avventura scout. Qualcuno con la chitarra in mano, qualcuno con una nuova canzone o un nuovo gioco da insegnare, qualcuno semplicemente con un sorriso. Dialogo, confronto. Arrivati al Campo, gli svedesi hanno subito dimostrato la loro accoglienza e organizzazione (a partire dall’ormai quotidiana raccolta differenziata). Divisi in gruppi, ci siamo lanciati nelle mille attività proposte: lavorazione del legno, giro in canoa, bagno nel lago, costruzioni con il Lego, camminata nel bosco alla scoperta di famosi personaggi svedesi. Tra questi ulitmi c’era anche Astrid Lindgren, rappresentata da una buffa bambina travestita come il suo più famoso personaggio, Pippi Calzelunghe. Al di là dei giochi, fondamentali per creare un clima familiare e l’intesa, ha colpito la semplicità con cui ci si è conosciuti, la voglia di comunicare, di raccontare un pezzo di se stessi a un angolino lontano nel mondo. Alla sera, quando ci siamo seduti intorno al fuoco caldo e luminoso dopo un breve scroscio di pioggia, ognuno si è impegato ad alimentare quelle fiamme scoppiettanti facendo la propria parte, fino a raggiungere un unisono, poi una canone di battiti di mano… from all over the world. Urlare a squarciagola avendo vicino uno Scout che abita nel’emisfero opposto della Terra: accontentarsi di questo per essere davvero felici, sentendosi piccoli, ma in grado di cambiare il mondo.
Al mattino abbiamo ritrovato gli stessi volti e lo stesso entusiasmo, uniti da un’esperienza magica. Ci siamo ritrovati, come mai avremmo potuto all´interno dell’intero Jamboree, così speciale ma anche così caotico e affollato. Grazie al Camp in camp abbiamo legato di più con le altre persone, abbiamo avuto l’opportunità di condividere sentimenti e passione, sentendoci parte di uno stesso gruppo e di una stessa natura, quella umana.
Sara Carpaneto, Italy
Credevo di vivere un sogno, invece, era realtà vera e propria…
Provate a immaginare un’immensa collina verde con un palco e dei maxischermi che proiettano video e testi in varie lingue. Provate a immaginare 38 mila ragazzi seduti in un immenso prato verde. Provate a immaginare moltissime mani che battono a ritmo, producendo un unico suono e immaginate tutte le emozioni che si possono vivere sotto quel palco.
Per noi ragazzi del 22ndWorld Scout Jamboree tutto questo è stato realtà.
Sto parlando della cerimonia d’apertura, che si è svolta davanti all’Arena Centrale la sera del 28 agosto, il primo vero giorno di Jamboree svedese.
Ogni unità è partita dal proprio sotto-campo per dirigersi verso l’Arena e durante il percorso si è creato un unico fiume di scout lungo le strade principali del campo. Questo “gruppo mondiale” di scout procedeva a ritmo di cornamuse, tamburi, cori e balli di ogni cultura e tipo; ed ognuno cercava di partecipare e di trasmettere le proprie conoscenze agli altri senza paura delle differenze linguistiche o etniche che poteva incontrare. Arrivati all’Arena, tutti ci siamo alzati in piedi e abbiamo abbassato la testa facendo un minuto di silenzio in memoria della strage accaduta in Norvegia una decina di giorni fa. Un’iniziativa importante decisa dello staff organizzatore del Jamboree, non per ricordare ma per non dimenticare e non ripetere. Dopo esserci tutti seduti e ben sistemati, credo di aver assistito a un momento che sarà ricordato come uno dei più commoventi di tutto il campo: abbiamo assistito alla sfilata delle bandiere delle nazioni partecipanti, accompagnate da due rappresentanti della nazione.
Ad aprire il campo, dopo la sfilata, è stato Bear Grills, capo scout inglese, che ha passato il testimone dal 21stJamboree tenutosi in Inghilterra nel 2007. Per tutta la serata, dopo le dovute presentazioni da parte degli organizzatori del campo, abbiamo assistito a un “musical interattivo” sulla storia del paese che ci ospita. All’interno di questo musical, oltre che a balletti e performance canore dal vivo, abbiamo seguito una cronologia sulla storia svedese che analizzava i punti principali e più importanti per la nascita dello stato che oggi noi tutti conosciamo. Il tutto si è concluso con l’intonazione della canzone ufficiale del Jamboree da parte dei partecipanti, compresi IST e organizzatori.
Più di 38 mila voci che cantavano all’unisono le stesse parole, esprimendo gli stessi ideali.
Se qualcuno che non conosce lo scautismo fosse stato presente a questa serata si sarebbe fatto molte domande. Avrebbe chiesto con quale coraggio riusciamo tranquillamente a parlare con dei perfetti sconosciuti in una lingua diversa, facendo enormi errori ma continuando senza vergogna; con quale spirito riusciamo a stare sotto la pioggia per ore, senza paura delle conseguenze e con quale forza condividiamo tutto, senza volere nulla in cambio. Penso che a queste domande non ci sia un’unica risposta, e che tutti i nostri comportamenti non si possano semplificare in una semplice pagina di quaderno. L’unica cosa che mi sentirei di rispondere a queste persone è che siamo scout, che questo è il nostro modo di vivere, da fratelli: sempre, comunque e ovunque. Simply Scouting
In un evento così grande e partecipato come il Jamboree, dove si corre il rischio di perdere molte tradizioni scout, non è stato tuttavia dimenticato il fine principale del movimento di B.P.: creare oggi i cittadini del mondo di domani. Nel cuore del campo, all’ombra dell’immenso alzabandiera, è stato costruito il Global Development Village, un’area completamente dedicata alle organizzazioni non-governative e alle imprese delle Nazioni Unite. In un piccolo “villaggio” di tende e stand allestiti dai diversi paesi, i partecipanti, gli IST e i visitatori possono prendere parte a numerose attività interattive e iniziare a sviluppare una coscienza critica sulle problematiche del mondo attraverso forum e discussioni. Il villaggio è diviso in sei quartieri: crescita e sostenibilità, tecnologia dell’informazione e della comunicazione, diritti umani, pace, spirito di iniziativa e salute.
“Amano e rispettano la natura” o “rispettano e proteggono i luoghi, gli animali e le piante” recita un articolo della legge scout; all’interno di “Crescita e sostenibilità”gli scout apprendono tecniche e conoscenze per vivere consapevolmente a contatto con l’ambiente. “Greenpeace” e “Soleafrica.ch” insegnano ai ragazzi come ricavare energia da fonti rinnovabili, mentre “Leave no trace” ha costruito un labirinto “ecosostenibile” in cui si impara a vivere senza lasciare tracce.
Come tutti i villaggi anche il GDV ha i suoi negozi: in “tecnologia dell’informazione e della comunicazione” i ragazzi partecipano a una simulazione del mercato per sperimentare direttamente i suoi meccanismi. Lo stand di Harashi, poco lontano, si concentra sulla tecnologia: alcune attività di riflessione spingono i partecipanti ad analizzare lo scoutismo ai tempi di Facebook. In un mondo di laptop, iphone e MP3 cosa si può fare per mantenere lo spirito scout originale?
Imparare ad agire e ad andare oltre i semplici sogni: in “spirito di iniziativa” si scopre come migliorare il mondo veramente. I ragazzi, armati di carta e penna, provano a scrivere un progetto di sviluppo: lo scopo è sensibilizzare la popolazione delle loro città su problematiche che ritengono importanti.
Quale occasione migliore di un Jamboree per parlare di diritti umani? Attraverso un gioco di ruolo i partecipanti si immedesimano in ragazzi che nonostante la giovane età lavorano, per scoprire i meccanismi complessi che danno origine e regolano lo sfruttamento. Italiani, keniani, inglesi, arabi confrontano le loro idee e opinioni riguardo a temi sensibili (ruolo della donna, mine antiuomo…): un modo per prendere coscienza delle disuguaglianze nel mondo e scoprire che ciascuno di noi può fare realmente qualcosa.
Anche il GDV ha un ospedale. Nel quartiere “sanità” esperti di tutto il mondo insegnano ai ragazzi piccole buone abitudini salutari (come lavarsi sempre le mani), mentre gli stand delle associazioni non-governative offrono discussioni sull’abuso dell’alcool o droghe, oppure sensibilizzano i partecipanti sul problema dell’AIDS.
L’Italia ha partecipato in prima persona alla costruzione del villaggio. In “Pace” i ragazzi sono invitati a trovare il “ricercato” dell’associazione“Libera, nomi e cifre contro le mafie”, per “sparargli” armati di pistole ad acqua. Un gioco semplice e coinvolgente per mostrare agli scout la realtà della mafia e imparare a combatterla.
Il Global Development Village è un piccolo villaggio di poche tende ma qui, attraverso attività piacevoli e interessanti, gli adulti e i capi scout di domani sviluppano quei valori e ideali che renderanno il futuro migliore.
Mattia Pinto
Ed ecco a voi i dati ufficiali e più interessanti del Jamboree! Come ben sapete ci sono 39 mila persone che vivono nel campo al momento, di cui otto mila IST (Intenational Service Team) e 29 mila partecipanti. Persone che arrivano da tutte le parti del mondo, che per raggiungere la Svezia hanno dovuto affrontare viaggi spesso molto lunghi e anche faticosi. Come gli scout delle Fiji, che hanno percorso ben 15.613 km o come gli scout Ugandesi che, per raggiungere il campo, sono partiti in bicicletta il 13 maggio e percorso una media di 13-15 miglia al giorno attraversando due continenti. Sicuramente è andata meglio agli scout di Kristianstad che, per loro fortuna, dista dal campo solo 10.8 km. Probabilmente vi starete chiedendo dove mettono 39 mila persone… Ebbene, il campo ha un’estensione pari a 800 campi da calcio, grande quanto una piccola cittadina, servita da un impianto fognario lungo 20 km. Nei bagni, sparsi per tutto il territorio, sono stati usati 2,7 milioni di metri di carta igienica, circa due metri quadri di disinfettante e circa 7.571 litri di sapone. Nel caso in cui qualcuno si facesse male ci si può recare in uno dei tre centri di soccorso, dotati di due ambulanze, una macchina a raggi x, dove lavorano 200 specialisti di cui 48 si occupano del primo soccorso. In caso di incendio sono presenti 14 cart dotati di estintori, 2.800 coperte per il fuoco; infine, il controllo del campo è gestito da 150 guardie di sicurezza.
Al Jamboree accorrono ogni giorno circa cinque mila visitatori che, come il resto dei partecipanti, possono scegliere dove mangiare tra 31 differenti ristoranti; fare acquisti nel negozio ufficiale, grande quanto un campo da calcio, dove è possibile pagare in una delle 32 casse e contribuire al suo giro di affari pari a tre milioni di SEK (circa 330 mila euro). Se invece si preferisce un gelato, nei pressi del negozio sono presenti 17 chioschi, per un totale di 56 negozi che gestiscono un giro di vendite che ruota intorno ai 42 milioni di SEK (circa 4 milioni e 600 mila euro). Infine, un po’ come in ogni città, anche il Jamboree ha il suo monumento più importante: una torre alta quasi 40 metri da dove, dopo una salita di 16 metri, si può osservare tutto il campo.
Sara de Rosa
Qualcuno mi ha riferito che l’insediamento del 22° World Scout Jamboree è in questo momento la quarta città della Svezia per numero di abitanti (ma non è proprio così) e anche la sua estensione è considerevole. In effetti le attività al campo sono talmente numerose e frenetiche da farlo sembrare una cittadina in movimento: ma, guardandola con più attenzione il paragone più azzeccato è quello con un formicaio, il più grande formicaio del mondo!
Lungo le stradine del formicaio Jamboree corrono operose le IST-formiche: si muovono, quasi ordinati, i reparti di formichine guide, esploratori/esploratrici guidate delle formiche capi, mentre nelle stanze organizzative le formiche degli staff dei contingenti e dell’organizzazione coordinano le attività.
Salendo sulla torre principale e guardando in basso, la visione del formicaio Jamboree è fantastica, un mix di colori, emozioni, sentimenti e culture. E in un qualsiasi punto del campo, in un qualsiasi momento della giornata, col sole o nelle poche ore di buio, c’è una pattuglia di formiche scout che si muove per rendere possibile vivere questa splendida avventura del Jamboree.
Maurizio Misinato
Il Jamboree, per praticità è diviso in sotto campi che hanno i nomi delle stagioni: Winter, Autumn, Summer, Spring. La vita di un sotto campo al Jamboree è molto bella e piena di attività che coinvolgono ovviamente scout di diverse nazioni. Durante questi giorni tutti gli ambasciatori del nostro Contingente hanno avuto l’occasione di conoscere tanti esploratori e guide di altri paesi, avendo la possibilità di scoprire le loro caratteristiche e tradizioni. Ad esempio, il reparto Tempesta Solare (Sicilia 1) ha avuto la splendida opportunità di provare il cibo finlandese! Infatti due Squadriglie di questo Reparto sono stati invitati a mangiare insieme a loro mentre altri ragazzi insieme ad alcuni capi della fredda Finlandia hanno avuto l’onore di provare il cibo Siciliano (in particolare le panelle) e di fare balletti tipici di questa regione italiana. La Sq. Lupi e la Sq. Gazzelle invece hanno imparato l’inno finlandese e alcune danze tipiche della loro nazione. Inoltre il Reparto ha fatto assaggiare ai giovani esploratori ed alle giovani guide della Sicilia il cous cous e un dolce tipico del quale hanno subito hanno annotato la ricetta. Questo Reparto finlandese in particolare ha deciso di imparare molti balletti tipici di ogni nazione e per questo, la mattina dopo la colazione, invitano sempre ragazzi di altri Contingenti accampati vicino a loro, ad es Indiani, Svedesi, di Taiwan e naturalmente italiani per imparare sempre cose nuove.
Noi siamo riusciti anche ad intervistare alcuni finlandesi e abbiamo scoperto che le loro branche son molto diverse dalle nostre: hanno un sentiero che dura circa otto anni (per intenderci alla fine del nostro reparto) e poi possono già diventare capi (o una cosa simile). Ci hanno anche raccontato quanto siano diverse le loro attività dalle nostre; spesso infatti sono costretti a saltare le attività di “scouting” o a farle al chiuso a causa del freddo.
La stessa sera tutti i partecipanti del Jamboree, divisi per sotto campi, si sono gemellati e hanno fatto un’attività chiamata “challenge”: le squadriglie di diverse nazioni hanno fatto amicizia e si sono divertiti molto insieme, facendo delle bellissime piramidi umane e rispondendo ad un questionario con domande sulle diverse culture.
La vita di sotto campo per tutti i partecipanti di questo Jamboree è molto importante perché ci da la possibilità di creare nuove amicizie che, magari anche grazie alla tecnologia, dureranno anche dopo la fine del campo. Noi infatti svegliandoci la mattina abbiamo vicino ragazzi che provengono da tutto il mondo: Korea, Stati Uniti, Svezia e Bangladesh. Tutti i ragazzi all’interno dei sotto campi stanno anche scambiando numerosi distintivi e fazzolettoni per tenere un ricordo di questo evento mondiale che stiamo vivendo.
Federica Arrigo
Rinkaby è situata nella municipalità di Kristianstad nella regione della Scania, in un’area abitata già in tempi preistorici, periodo del quale si conservano alcuni resti. Il 22 World Scout Jamboree è ospitato nella zona chiamata Rinkabyfältet, già area di addestramento militare, non lontana dalle riserve della biosfera denominate “Kristianstads Vattenrike”. Create nel 2005, sono state dichiarate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Le riserve della biosfera sono aree tematiche di grande pregio naturale, dove si svolge un lavoro di conservazione e sviluppo di specie vegetali e animali.
Delle “Kristianstads Vattenrike” la principale è una zona palustre protetta nel lago Hammarsjön: è proprio qui che si trova il punto più basso della Svezia, a 2,41 metri sotto il livello del mare, in quella che fu Nosabyviken, una baia sul lago di Hammarsjön. La baia fu prosciugata nel 1860 dall’ingegnere John Nun Milner, per dare più terra coltivabile alla città di Kristianstad.
Un’altra di queste aree è quella delle praterie di sabbia intorno al villaggio di Åhus che ha l’obiettivo di preservare e migliorare i valori naturali e culturali della zona, ma anche di migliorare le opportunità per le persone che vivono nelle vicinanze per fare un uso sostenibile di questi territori. Il sistema di rotazione delle colture e degli incolti sui terreni sabbiosi intorno ad Åhus ha dato origine a un tipo molto particolare di paesaggio con flora e fauna endemica, di grande interesse: tra questi sono presenti le uniche specie di insetti rossi scandinavi.
Vi sono inoltre depositi risalenti all’era glaciale, le foreste di Hanöbukten Bay e le zone umide del fiume Helge.
REPARTO SUD
Quest’anno il Jamboree in Svezia ci ha offerto una grande novità: il CAMP IN CAMP. Si tratta di uscire eccezionalmente dall’area JAMBOREE con la propria pattuglia per trasferirsi in un luogo in cui incontrare altri scout, in genere svedesi, che stanno svolgendo il proprio campo estivo.
Noi ragazze della pattuglia Riccio con il nostro mitico Capo Reparto ci simo recate a circa due ore di viaggio dal luogo del Jamboree e abbiamo trovato ad attenderci 85 scout svedesi e altri ragazzi del Jam divisi in PATROL (una sorta di Jam in miniatura). Il luogo è molto tranquillo: siamo circondati dalla vegetazione e qui si afferma pienamente il nostro motto “Simply Scouting”. Si svolgono attività manuali come la lavorazione del ferro, la creazione di cesti in vimini e di oggetti di legno o pietra intagliati.
Un’ora dopo l’arrivo siamo stati informati che nelle vicinanze c’era un lago. Così ci siamo recati sul posto e ci è stato permesso di fare un lungo giro in canoa. Inoltre, abbiamo fatto un bagno nel lago davvero molto freddo. “Molto freddo”, come ho notato, è uso comune da queste parti, abbiamo cenato e alle otto di sera ci siamo recati al “camp fire”, ovvero il fuoco della sera. Gli svedesi ci hanno accolto con varie canzoni e ban divertenti e hanno proposto a noi ospiti (oltre agli italiani c’erano colombiani e inglesi) di partecipare a un fantastico gioco nel bosco. Ci è stato vietato di munirci di torce e le guide ci hanno spiegato il gioco, naturalmente, in inglese. Il capitano di ciascuna delle quattro squadre miste ci ha distribuito delle card che rappresentavano il nostro personaggio e che recavano scritto i nomi di tutti gli altri che potevano essere esclusi dal gioco in base alla “potenza” della stessa card. Nonostante il buio del bosco, la mia squadra composta anche da inglesi, danesi e svedesi è riuscita a vincere e a superare, tutte le altre squadre per numero di card ottenute. Il mattino seguente, dopo la colazione, abbiamo svolto tutte le attività manuali cui ho accennato sopra: ho intagliato il legno e la pietra e ho creato con della pelle un fantastico porta foulard, mentre il resto della mia pattuglia ha pensato di creare dei bracciali in cuoio da scambiare qui al JAM. Prima di andare via, alla fine del quadrato, abbiamo donato agli scout svedesi che ci hanno gentilmente ospitato un meraviglioso riccio porta matite, simbolo della Pattuglia, realizzato dal nostro Capo Pattuglia, insieme al tricolore italiano.
È stata un’esperienza davvero emozionante e che ci ha mostrato come il Jamboree possa essere educativo e divertente anche lontano dal luogo del campo.
Serena Colasurdo
Reparto Sud-Lava fluorescente
Dopo giorni di pranzi, cene e colazioni alla mensa, siamo finalmente riusciti a saperne di più!
Bisogna infatti sapere che, mentre i ragazzi preparano tutti i pasti nelle cucine da campo, gli IST (International service team) e i CMT (Contingent Management Team) hanno accesso a un servizio di pasti dedicato.
La mensa si compone di due enormi tendoni, in mezzo ai quali se ne trova un terzo più piccolo adibito a cucina e, pensate un po’, la stazione centrale di Stoccolma riesce a coprirne solo la metà!
Parliamo però adesso di numeri: ogni giorno vengono serviti 30 mila coperti, 10 mila per pasto… siamo tanti noi IST, eh!! In questo momento infatti, la mensa, grazie al suo alto numero di coperti, è il più grande ristorante della Svezia.
Concentriamoci ora su ciò che mangiamo: tutte le mattine a colazione noi IST consumiamo la bellezza di 1,3 m3 di porridge e in totale qualcosa come 500 mila scatolette di burro, che se fossero messe una dietro l’altra formerebbero una strada lunga 25 km. Una delle poche verdure che riusciamo a mangiare sono le carote, in quantità tale da pesare come undici elefanti africani, per un totale di 68 tonnellate!
Per quanto riguarda l’organizzazione della cucina ci sono ben tre diverse aree: service, cooking e sandwiches, che si occupano rispettivamente del servizio ai banconi, della cottura e della preparazione dei panini al sacco per gli IST che, durante l’orario di pranzo, sono in servizio.
In totale prestano servizio alla mensa 90 IST che si dividono in 70 nel tendone grande e 20 nel tendone più piccolo, ed è a loro che abbiamo chiesto quali sono i pregi e i difetti del loro lavoro.
Ci hanno risposto che purtroppo i turni che devono coprire spesso spezzano le loro giornate in quanto coincidono con l’orario dei pasti: dalle 5.30 alle 9 per la colazione, dalle 11 alle 14 per il pranzo e dalle 18 alle 22 per la cena. Certamente però la cosa più bella è il contatto con tante persone che vengono da ogni parte della Terra, con le quali puoi fare anche solo due chiacchiere, fra un piatto e l’altro; in fondo il Jamboree è anche questo.
Sara De Rosa
Valentina Consarino
Perché pregare rende più viva la tua giornata
39 mila scout, 150 stati, decine di credi diversi, un’unica promessa: “…fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio…”.
Il messaggio di BP, fondatore dello scautismo, è stato fin da subito chiaro. La religione e la spiritualità sono la base su cui poggia l’intero impianto del metodo scout e al Jamboree ne abbiamo ogni giorno la manifestazione tangibile.
Come già negli eventi precedenti, anche in Svezia una zona del campo è dedicata al culto della propria religione e all’incontro con le altre: Faith and Believes è un’area circolare dove musulmani, cristiani, ebrei, buddisti, induisti e seguaci di altre fedi si recano a pregare, ognuno nella propria tenda, oppure a scoprire differenti riti e costumi nei luoghi sacri di altri credi.
Ci siamo recati lì, in una delle tante piovose mattine svedesi, quando fare altre attività sarebbe stato un po’ troppo umido! In realtà siamo capitati quasi per sbaglio all’interno della moschea musulmana, alla ricerca di un luogo al coperto. “Cristiani e musulmani sono cugini”, ci ha rivelato la nostra guida, un gentile capo scout dell’Arabia Saudita: “la figura di Abramo unisce noi, voi e gli ebrei”. Parole forti e dense di significato, che molti, soprattutto cristiani, dovrebbero considerare prima di esprimere giudizi sul presunto fanatismo di altri credi. L’orgoglio musulmano del nostro accompagnatore è diventato sempre più evidente mano a mano che ci raccontava del suo paese e della sua cultura, mostrandosi sempre rispettoso del nostro credo. La sua voce ha tradito la sua emozione nel parlarci di Maria, figura e donna fondamentale nel mondo islamico, perché considerata madre del profeta che ha preceduto Maometto. E quanto è grande la generosità di musulmani? Non abbiamo potuto uscire prima di accettare tutti i loro doni: la costituzione morale degli scout e delle guide, uguale a prescindere dalla religione praticata, è stato quello che ci ha colpito di più.
La sinagoga purtroppo era chiusa per la cerimonia interreligiosa di quel pomeriggio (il 30 luglio) ma, in compenso, abbiamo assistito a un matrimonio nella chiesa protestante. Quale momento migliore per sposarsi se non al Jamboree!
Un incontro significativo è avvenuto anche nel padiglione del won-buddismo, dove una scout francese ci ha illustrato come questo tipo di spiritualità sia in realtà uno stile di vita molto vicino allo scautismo: una vita all’insegna dell’amore verso il prossimo, trascorsa con semplicità e umiltà. Il desiderio di conoscere l’altro e di collaborare si è manifestato in maniera molto intensa anche qui: infatti, a parlare della dottrina buddista è stata una ragazza cattolica.
Un altro episodio che ha reso speciale la nostra esperienza è stato trovare, all’interno della tenda dedicata al culto indù, una statuetta di una dea bambina con vesti tradizionali sopra un altare, in una piccola capanna: è stato istintivo pensare al nostro presepe con Gesù bambino.
Un solo Dio, tanti modi di rappresentarlo, chiamarlo, adorarlo: è questo il messaggio universale che abbiamo ricavato dalla nostra visita all’area Faith and Believes del Jamboree.
E dire che abbiamo scoperto tutto queste cose solo per evitare di bagnarci. Quando si parla di Divina Provvidenza forse si intende questo.
Mattia Pinto e Valentina Consolo
Il Jamboree è una vera e propria macchina in movimento, migliaia di persone lavorano ogni giorno per la riuscita al meglio di questo grande evento che coinvolge oltre 38500 partecipanti provenienti da tutti i paesi del mondo. Il cuore pulsante dell’organizzazione svedese è l’ Headquarter, cioè il quartier generale, dove sono presenti una decina di uffici divisi per competenza che cooperano affinché tutto vada secondo i piani.
Abbiamo parlato con Jenny, IST Inglese che presta servizio presso il centro informazioni, la quale ci ha descritto il funzionamento dello staff organizzativo. Senza dubbio uno degli uffici più importanti è il dipartimento logistico, che si occupa da oltre quattro anni della gestione di tutte le risorse per la riuscita del Jamboree. Ogni partecipante può recarsi all’ Headquarter per chiedere informazioni, o per porre richieste di qualsiasi genere: ogni problema a seconda della sua natura viene gestito da uno fra i diversi uffici competenti.
Proprio la suddivisone per competenze rappresenta il punto di forza di questo apparato, che è brillantemente gestito da una squadra di poche persone.
Sara De Rosa
Luca Forcini
Oltre a momenti di svago e di relax, questo Jamboree offre ai partecipanti diversi spunti per riflettere e rivolgere un pensiero a chi, nel mondo, soffre e ha bisogno di aiuto. In particolare oggi, in uno dei vari stand e workshop ai quali partecipare nell’area GDV (Global Development Village) è stato affrontato il troppo spesso sottovalutato problema dello sfruttamento minorile in ambito sessuale, che principalmente si divide in tre categorie.
PORNOGRAFIA: qualsiasi documento che rappresenti un atto sessuale, una sua simulazione o i genitali di un minore è considerato pornografia e di conseguenza illegale.
TURISMO SESSUALE: consiste nel viaggio, solitamente verso un paese più povero e arretrato, a scopo sessuale. Le ragioni del turismo sessuale più comuni includono i vantaggi psicologici ed economici nei confronti della vittima, considerando anche i profitti derivanti dall’anonimato e le motivazioni razziste. In tutto questo, Internet gioca un ruolo cruciale perché funge da tramite per combinare appuntamenti, cercare le persone interessate e, inoltre, offre la possibilità ai suoi utenti di partecipare a forum e community online per ampliare la scelta della vittima e i contatti.
CHILD TRAFFICKING: consiste nell’esportazione di minori all’estero per favorire la prostituzione minorile (80% circa), obbligare ai lavori forzati (18%) e alimentare il traffico di organi (3%), di matrimoni e di adozioni illegali. Ogni giorno i bambini coinvolti sono 1,2 milioni, la maggior parte dei quali è stata rapita o venduta dai propri genitori.
La scelta di avere un rapporto con un minore solitamente è mossa da motivazioni quali un basso livello di educazione, la povertà, turismo, le guerre e la presenza di militari sul territorio, incesti o addirittura l’esigenza di un atto del genere. Gli autori di questo traffico illegale si dividono in usurpatori abituali (i cosiddetti pedofili, i quali creano un legame di fiducia prima di agire) e in usurpatori occasionali, che solitamente sono business man, turisti, soldati o membri delle associazioni umanitarie di soccorso. Questi possono appartenere a qualsiasi fascia d’età, sesso, professione o classe sociale.
Per questo motivo i governi devono mobilitarsi trattando con serietà l’argomento, proponendo nuove leggi a salvaguardia dei minori e creando rifugi protetti per le vittime di questa barbarie. Come dicono i membri dell’associazione ECPAT, che da anni si muove a favore di un cambiamento, non essere una “scimmia, non vedo/non sento/ non parlo”: tutti noi potremmo fare la differenza nella lotta agli abusi sui minori, se solo lo volessimo e ci impegnassimo di conseguenza.
Sibilla Giardina
Il sogno si è finalmente avverato. Siamo arrivati con tutto il Reparto Sud in Svezia, anche se un po’ tardi, ma carichi di entusiasmo e curiosità. Il giorno dopo l’arrivo è stato tutto dedicato alla costruzione del nostro campo: è un’area spaziosa e, grazie al nostro duro lavoro, anche organizzata ed efficiente. Si trova nel sottocampo SVEDALA all’interno della town AUTUMN. Abbiamo creato una sorta di U con le tende attorno alla struttura principale, la PAGODA, e un fantastico portale di soli corde e paletti, insieme alle nostre bandiere issate: è una struttura formidabile che crea molto effetto anche nei commenti sbalorditi della gente che passa a visitarci. Inoltre, a causa della costante pioggia, abbiamo dovuto costruire una struttura articolata all’interno della pagoda per stendere i panni bagnati. La cucina invece, è stata costruita con due treppiedi e paletti per il piano d’appoggio; in aggiunta è stato inserito un piano più basso per l’appoggio delle bombole di gas. Ci siamo serviti di una leggera pendenza fatta con i nostri paletti per poter creare un ottimo canale di scolo.
Ogni paese che partecipa al Jamboree ha un modo tutto proprio di personalizzare la propria area: dai Danesi dal portale gigante alle cucine elaborate degli U.S.A. Dunque, il Jamboree ci è anche utile per imparare nuove costruzioni, usi, costumi e tradizioni di ogni paese da condividere con i nostri reparti di provenienza e con tutto il gruppo. Tutto ciò che abbiamo creato è stato fatto con uno spirito che solo noi scout possediamo: portale, tende, lavabo e una cucina per poter vivere al meglio i giorni del Jamboree che seguiranno. Per dodici giorni sarà la nostra casa, il nostro rifugio dove potremo raccontare e condividere le nostre esperienze con i ragazzi del nostro reparto. Qui potremo scoprire le mille sfaccettature di questo magnifico evento mondiale che si svolge ogni quattro anni e che porta esperienze e conoscenze uniche nel loro genere.
Serena Colasurdo
Stefania Parisi
Reparto Sud – Lava Fluorescente
Dopo la suggestiva cerimonia di apertura nel mio secondo giorno di Jamboree ho partecipato all’attività “Dream” insieme ad altri 8.000 ragazzi circa! Alle undici di sera ci siamo messi tutti in fila per entrare nel bosco, dove secondo quanto scritto sul programma si sarebbe svolto un momento di riflessione. E così dopo un’ora e mezza di lunga attesa fra uno sbadiglio e l’altro, abbiamo iniziato l’attività: lungo il sentiero ci dovevamo fermare per leggere dei cartelloni sulle costellazioni e ammirare il cielo stellato, fortunatamente libero dalle nuvole. Mentre avanzavamo a passo di lumaca abbiamo condiviso la nostra stanchezza ed esperienze con giapponesi, australiani e ovviamente gli immancabili svedesi.
A mezzanotte e mezza abbiamo finito questo percorso e contenti ci preparavamo alla vicina ronfata, quando una ragazza della “security” ci ha informato che in realtà la vera e propria attività doveva ancora incominciare. A questo punto lo sconforto ci ha assalito, ma quando ci siamo inoltrati ulteriormente nella foresta seguendo le lanterne, che illuminavano il sentiero, la voglia di vedere cosa ci aspettava ha nascosto momentaneamente il sonno. Un’altra ragazza dell’organizzazione ci ha spiegato in un inglese poco comprensibile, soprattutto a quell’ora, che avremmo percorso al contrario la vita di una persona (tipo il film “il curioso caso di Benjamin Button”): dovevamo quindi immediatamente calarci nella parte di un cadavere! Usciti dalla tomba o, meglio, dopo essere passati attraverso una nuvola di fumo artificiale, siamo diventati dei vecchietti dai sensi limitati e per provare questa sensazione in prima persona abbiamo fatto alcune prove. Per esempio una di queste consisteva nel riordinare i pezzi di un puzzle per formare la parola Jamboree con dei guanti con due dita legate fra loro, insomma la tipica artrosi dei nostri nonni. Velocemente ringiovaniti di qualche annetto, il sogno di molti, abbiamo conosciuto alcuni nostri “coetanei”, tipo Nelson Mandela e altre persone straordinarie che, nonostante l’avanzare degli anni, non hanno mai smesso di combattere le loro battaglie. Finalmente entriamo nell’età adulta, che secondo il programma era compresa fra i 60 e i 20 anni e come in ogni crisi di mezza metà siamo stati tempestati da moltissime domande esistenziali, che ci hanno dato però l’occasione di riflettere quel poco che il nostro cervello in stand-by ci ha permesso. Qualche passo più in là siamo ritornati noi stessi, adolescenti con mille domande in testa e tanta voglia di divertirsi: dovevamo esprimere tutto questo disegnando sulla sagoma di un omino gli abbigliamenti, i segni, gli hobby di un ragazzo/a sui 15 anni. Facendo l’ultimo tuffo nel passato siamo stati catapultati nel box dell’infanzia, circondati da giochi sempre più grandi e rigorosamente firmati IKEA. Non potendo riprodurre ciò che precede la vita, abbiamo finito il nostro percorso alle quatro di notte e con le palpebre, che pesavano sugli occhi, abbiamo raggiunta il più in fretta possibile le nostre tendine per fiondarci a letto e sognare (dream), stavolta per davvero!
Martini Sitti
Nessuno poteva crederci davvero. Il momento era arrivato, o meglio, il GRANDE momento era arrivato: la partenza per il World Scout Jamboree!
All’incontro in aeroporto l’euforia e la carica erano alle stelle e tutti quanti non facevano altro che parlare di aspettative e sensazioni, di ciò che avrebbero voluto fare, di ciò che si aspettavano e di quello che avevano portato con loro. Noi del reparto AGESCI Puglia 2 avremmo fatto scalo a Milano per arrivare a Copenaghen. Il viaggio era iniziato…
Per chi non aveva mai preso l’aereo l’esperienza era ancora più elettrizzante; comunque, il tempo in viaggio è davvero volato!
A Milano l’attesa non è stata lunga, indaffarati come eravamo fra il recuperare i bagagli (tutti meravigliosamente avvolti in una sacca copri-zaino del contingente), fare i biglietti e spostarci nel gigantesco aeroporto di Milano. In breve ci siamo accorti che erano già le 19:30 e, così, ci siamo imbarcati. Siccome il volo era più lungo, questo aereo era molto più grande dell’altro e aveva addirittura monitor che ci hanno intrattenuto con informazioni e scenette divertenti.
Il tramonto danese è stato semplicemente fantastico: un rosa acceso che abbracciava tutto il cielo mentre le nuvole fiammeggiavano a ovest. Allo sbarco le orecchie hanno iniziato a tendersi all’ascolto di lingue completamente diverse dalla nostra e, a ogni istante, avevamo la prova che davvero stavamo andando al Jamboree.
Al ritiro dei bagagli siamo stati sorpresi dai portoghesi che avevamo di fronte: molti ragazzi già si stavano stringendo in fantastici abbracci di entusiasmo.
Erano le 22.30 e il viaggio in autobus che ci attendeva era ancora molto lungo.
Siamo arrivati al campo intorno alle 2.30 del mattino e nell’autobus a fianco al nostro alcuni scout dello Sri Lanka ci hanno salutato fraternamente.
L’accoglienza a base di banane e succhi di frutta è stata dolcissima, ma è stato solo grazie alla voglia di fare, che siamo riusciti a superare la stanchezza… Anche se era notte e non si vedeva molto, ci eravamo già resi conto di quanto fosse in realtà immenso il campo e di quante tende fossero piantate attorno a noi. La cosa più bella è che erano tutte diverse fra loro!
Con visibilità minima e stanchezza che arrivava fino alle ossa alle 3.15 abbiamo montato le tende a caso, per riordinarle la mattina dopo. Non abbiamo fatto a tempo a entrare nei nostri igloo da tre persone che il bagliore del sole ha iniziato timidamente a mostrarsi. Alcuni sono stati tenuti svegli dalla tensione, altri sono crollati profondamente nel sonno: eravamo lì e non potevamo fare altro che crederci, eravamo in Svezia, al World Scout Jamboree.
Lucrezia Milillo
Più che un semplice Jamboree, quello che i 39 mila scout di più di 150 paesi diversi stanno vivendo in questi giorni è un “ECOjamboree”: sia l’organizzazione del campo che le attività dedicate ai partecipanti promuovono il nuovo utilizzo dei rifiuti, quando possibile, o il loro riciclaggio. Non a caso, questo è stato il primo Jamboree a essere premiato per i suoi requisiti riguardo la sostenibilità e l’utilizzo delle risorse naturali durante tutte le fasi del campo (preparazione, svolgimento e smantellamento). Solo per fare un esempio, i bicchierini del caffè che usano i partecipanti sono stati prodotti secondo criteri eco sostenibili e sono riciclabili.
Tutta l’area su cui sorge la città degli scout è attrezzata con appositi contenitori per eseguire una rigorosissima raccolta differenziata; nelle aree comuni, nei bagni, o nelle mense si trovano cartelli che invitano a riflettere su ciò che ognuno di noi può fare per evitare gli sprechi. Queste semplici scritte, che compaiono a ogni passo, sono una spinta costante a rispettare l’ambiente: il loro messaggio è reso ancora più incisivo dalle attività dedicate alla natura e al rapporto tra l’uomo e l’ambiente.
La module activity “Earth”, gestita da alcuni IST ma destinata ai partecipanti, prevede un corso che ha come obiettivo la riflessione sui cambiamenti climatici, sul surriscaldamento del pianeta, sulle emissioni di anidride carbonica.
Un’attività a cui, invece, hanno partecipato gli stessi IST si è svolta ieri nella Food House italiana: è stato allestito un laboratorio creativo con piatti, bicchieri e posate di carta e, con colla, forbici, pennarelli e un pizzico di fantasia, sono stati realizzati braccialetti, cappellini o simpatici pupazzetti a forma di animali.
Al Jam, quindi, si respira un’atmosfera gioiosa e… pulita. Addirittura, i contingenti che offrono cioccolatini e caramelle hanno messo a disposizione, nelle loro “exhibition tent”, dei sacchetti per le carte da buttare, per non rischiare che qualche rifiuto cada lungo la strada tra la tenda e l’apposito contenitore all’esterno.
Tutto questo, comunque, non ci deve stupire: tutte le associazioni scout del mondo hanno un articolo, tra quelli della loro legge, che riguarda il rapporto tra lo scout e l’ambiente: “gli scout amano e rispettano la natura” (AGESCI) e “lo scout rispetta e protegge i luoghi, gli animali e le piante” (CNGEI), giusto per citarne due a caso!
Valentina Consolo
L’ambasciatore d’Italia in Svezia, Angelo Persiani, ha ufficialmente inaugurato Piazza Italia, stand di presentazione delle bellezze del nostro Paese. Intervistatori d’eccezione sono stati i giovani “Reporter senza frontiere”, che hanno posto delle interessanti domande all’illustre ospite. Il rappresentante del nostro Paese ha spiegato il grande amore della Svezia per l’Italia, immaginando un cammino comune per la costruzione di una nuova cultura aperta alla cooperazione. L’incontro è stato una testimonianza rilevante per tutti i nostri ragazzi che partecipano al Jamboree: anche loro infatti nel loro piccolo svolgono il ruolo di “ambasciatori” qui al campo. La curiosità verso l’ambasciatore tra i giovani reporter è stata tanta: infatti, molti di loro hanno voluto conoscere il percorso da intraprendere per arrivare ad avere un compito così importante all’estero. Inoltre alcune domande sono state orientate al comprendere come l’Italia viene vista dagli occhi degli svedesi: questa popolazione apprezza molto le nostre tradizioni a tal punto che la Regina Cristina rinunciò al trono svedese per vivere nel Belpaese.Tra i consigli dati ai ragazzi presenti all’incontro, l’ambasciatore ha tenuto a evidenziare il ruolo della cultura, e ha invitato a non sottovalutare l’istruzione come strumento di crescita personale. Il taglio del nastro tricolore nell’arco principale del Colosseo fatto di pali e legature, apre Piazza Italia alla visita di tutti i partecipanti e i visitatori che quotidianamente popolano il 22 World Scout Jamboree.
“The 22th Jamboree is opened!” ha gridato Simon Rhee, Presidente del Comitato Mondiale dello Scautismo, e trentanovemila scout hanno risposto all’unisono con un applauso. Così ieri sera è stato inaugurato il Jamboree 2011 in una cerimonia emozionante, seguita non solo dai presenti ma anche da migliaia di persone in diretta sul web.
Alle 21 di ieri sera, in un clima di fraternità e allegria, l’intero campo si è trasferito di fronte alla Main Arena senza curarsi della pioggia che cadeva ormai incessantemente dalla mattina. Prima cori e bandiere sventolanti, poi, non appena sul palco è comparso il Capo Campo del Jamboree, il silenzio è calato davanti all’arena: un minuto commovente per commemorare i ragazzi norvegesi uccisi nemmeno una settimana fa.
Sono bastate poche ma fondamentali parole affinché tutti i presenti si sentissero veramente fratelli: “I promise, je promise, io prometto”; così tutte le lingue del mondo si sono unite per recitare la promessa scout.
All’improvviso, dall’alto della collina che circonda l’arena, centinaia di palloni colorati con la forma della terra hanno iniziato a rotolare verso il palco, spinti e lanciati da tutti i presenti: tanti mondi, tante nazioni che giocavano insieme riconoscendosi sorelle. Le centocinquanta bandiere dei diversi stati hanno iniziato subito dopo a sfilare accompagnate dalle ovazioni dei ragazzi di ogni nazione. “Italy, l’Italie” ha gridato il presentatore mentre l’intero Contingente Italiano si è alzato in piedi gridando mentre la bandiera tricolore sventolava sul palco.
E poi il passaggio del testimone dall’Inghilterra, sede dello scorso Jam, alla Svezia: Bear Grylls, capo degli scout del Regno Unito, ma famoso in tutto il mondo per i reality di sopravvivenza, si è calato sul palco con alcune funi davanti alle grida e gli applausi dei presenti. “Be scout and be wild!” ha gridato dopo aver consegnato la bandiera del Jamboree agli organizzatori svedesi.
Dopo il discorso inaugurale di Simon Rhee, la Svezia e la sua storia sono diventati protagonisti: il passato svedese è stato rievocato da note canzoni pop, da acrobazie di giocolieri e da straordinari giochi pirotecnici, fino ad arrivare a oggi e a questo ventiduesimo Jamboree. “I’m changing the world today”: una strofa che risuonerà a lungo nelle orecchie dei partecipanti, perché un evento come questo è veramente difficile da dimenticare.
Mattia Pinto – IST Italia
Quanti colori!
Impossibile raccontare l’esperienza che stiamo vivendo in modo oggettivo… Sono troppe le emozioni che ogni giorno ti invadono e travolgono da ogni parte!
Ieri sera, 28 luglio, si è tenuta la cerimonia di apertura del Jamboree 2011!Il mio reparto, Rugiada Scintillante, stava tranquillamente cenando, quando all’improvviso una quantità innumerevole di persone è cominciata ad affluire verso il grandissimo palco dove ha avuto luogo l’evento.
Provate ad immaginare 39mila ragazzi e ragazze provenienti da ogni parte del mondo, tutti riuniti da un’unica grande passione… Lo scautismo!
Subito vi è stato un minuto di silenzio per le vittime di Oslo, seguito dal rinnovo della Promessa. Successivamente i rappresentanti di tutti gli Stati hanno portato sul palco le loro bandiere mentre sopra di noi venivano lanciati verso l’alto dei grandi palloni a forma di mondo. Che meraviglia! Tantissime nazionalità, tante da perdere il conto, che convivono tutte con gioia e fratellanza, senza discriminazioni o pregiudizi.
Durante la cerimonia, in maniera alternata, alcuni gruppi musicali svedesi hanno interpretato canzoni degli Abba, U2 e molte altre. In seguito, con un’entrata scenica, calandosi dall’alto, è arrivato sul palco Bear Grylls, il protagonista del programma televisivo: “Man vs Wild”! Non ci sembrava vero. Tutti ad ascoltarlo a bocca aperta… Che esperienza che ha quell’uomo!
Abbiamo anche assistito a degli spettacoli, in uno dei quali giocolieri molti bravi hanno eseguito alcuni esercizi con il fuoco. Avevo quasi paura per loro, ma allo stesso tempo sono rimasta abbagliata dalla bellezza di questa particolare arte!
La cerimonia si è conclusa con una piccola serie di fuochi d’artificio che si sono dissolti nel cielo lasciandoci tutti senza fiato!
E’ stata un’esperienza fantastica! Un meeting indimenticabile. Girandomi leggevo negli occhi delle persone intorno a me la felicità e l’entusiasmo di essere protagonisti in questo Jam! Quanti colori! Quante culture, credenze e lingue diverse! Mi hanno trasmesso una gioia grandissima! Non smetterò mai di ringraziare coloro che ci hanno dato la possibilità di venire qui, in Svezia, al World Scout Jamboree 2011. Grazie! E ho detto tutto!
Anna Brazzarola, Rugiada Scintillante
EDWARD, HONG KONG
Per arrivare al suo quarto Jamboree ha viaggiato per 16 ore, ma non è per niente stanco: ormai è abituato a partecipare a eventi internazionali, gli piace confrontare l’organizzazione dei vari paesi. Secondo lui, ogni volta cambiano il cibo e le costruzioni, ma “la gente è sempre uguale, giovane e allegra”. Lavora nell’area Communication ed è perfettamente a suo agio al campo, sembra avere tutto sotto controllo.
SHOKO, JAPAN
Parla poco l’inglese questa ragazza, timida ma assolutamente determinata a farsi capire, anche grazie all’aiuto di un suo compagno che si improvvisa interprete (la solidarietà è uno dei temi fondamentali del Jamboree e fiorisce ovunque spontaneamente). E’ al suo primo Jamboree ed è molto confusa, lavorerà nell’area Communication ma non sa ancora di preciso quale sarà il suo ruolo. Nella confusione, però, ha già avuto tempo per trovare un difetto dell’organizzazione svedese: i rubinetti per le docce sono troppo alti per le ragazze piccine come lei!
KATHLEEN, BRASIL
Questo è il terzo Jamboree per questa vivace brasiliana: il primo è stato quello del 2003, in Thailandia, ed è coinciso con la sua prima esperienza all’estero senza i genitori: lì ha imparato a essere autonoma e indipendente. L’ Inghilterra, nel 2007, per il centenario dello scoutismo, ha accolto Kathleen per il suo secondo Jam e per la sua prima esperienza da IST. “È difficile paragonare due esperienze di servizio” dice, confrontando il Jam inglese con quello svedese ora in corso, “ma la parte più bella è sempre entrare in contatto con culture diverse e poter condividere un’esperienza così forte con ragazzi e ragazze provenienti da tutto il mondo”.
MICHAEL, SURINAME
Per il suo primo Jamboree, con tante ore di viaggio alle spalle e tante aspettative per i prossimi giorni, l’obbiettivo principale di Michael è conoscere più persone possibile, scambiando idee e opinioni su temi diversi. Secondo lui, “at this Jam he is going to have a lot of fun, learning new things and discovering other cultures”. E, ci confessa, in fondo la Svezia gli piace, anche se fa troppo freddo!
HANNA, SWITZERLAND
Questa ragazza è una tra i fortunati IST che sono stati assegnati proprio al servizio che speravano di svolgere: nel caso di Hanna, si tratta della tematica Earth nelle Module Activities: lavorerà a stretto contatto con i partecipanti al campo, i ragazzi dei reparti di tutti i contingenti, spiegando loro alcune cose sulla natura, sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente e sull’ecologia. All’insegna del motto “save the planet”, i ragazzi si divertiranno a scoprire come vivere sulla nostra Terra usando responsabilmente tutte le risorse che ci può offrire, ma sempre e comunque rispettandola.
Sotto una pioggerellina sottile il Jamboree si sveglia. Questa notte sono arrivati i trentasei reparti italiani, tutti quanti euforici e pronti a lanciarsi in questo immenso grande gioco. Immenso. È questa la parola che ricorre maggiormente nei discorsi dei ragazzi italiani intervistati: immensi gli spazi, immensa l’allegria che circonda i trentanovemila scout, immense le possibilità per fare amicizia e divertirsi.
Alle cinque di questa mattina il reparto AGESCI Vento Impetuoso della Campania è stato l’ultimo ad arrivare; i ragazzi, ancora stanchi dopo il lungo viaggio, stanno in questo momento costruendo il campo e disponendo le tende. Lava Fluorescente del CNGEI è invece arrivato questa notte all’una e dieci; “il viaggio è stato buono” mi raccontano Dario e Pasquale, “ora ci aspettiamo di conoscere più gente possibile e vivere al massimo questa esperienza fantastica”.
Sono passate soltanto poche ore e già i ragazzi hanno scambiato parole e opinioni con altri scout di tutto il mondo: “abbiamo conosciuto francesi, irlandesi, cinesi, portoghesi e perfino ragazzi dallo Sri Lanka!” mi riferisce il reparto Onda Mediterranea arrivato a Rinkaby questa notte alle tre e venti. “Voglio scambiare tutte le mie cose” afferma invece l’emiliano Simone; la sua amica Silvia aggiunge: “C’è veramente tantissima gente!”
C’è chi desidera cimentarsi in giochi spericolati, come ruotare all’interno di una palla sull’acqua o testare il simulatore di surf, e chi si accontenta di stringere amicizia con coetanei stranieri: “Quelli di Hong Kong erano i meno socievoli” afferma Pietro del reparto Fuoco Inestinguibile, “molto meglio le francesi” aggiunge Enrico ridendo.
Felicità, allegria, voglia di mettersi in gioco e stringere nuove amicizie, non sono solo sentimenti dei ragazzi italiani ma anche degli scout dei restanti 149 Paesi; “tutti si salutano, è bellissimo!” grida in coro il reparto Brezza Gagliarda dalla Toscana, “è una figata” risponde Nube Iridescente dal Piemonte.
In questo clima di ottimismo e fulgide aspettative c’è anche chi ha avuto piccoli problemi: gli zaini del reparto Collina Rigogliosa non sono arrivanti all’aeroporto di Copenaghen e i ragazzi hanno passato la notte nella caffetteria del Subcamp. Neppure questa difficoltà, tuttavia, ha levato loro il sorriso dalle labbra: mentre scriviamo stanno cantando mentre montano le tende e le costruzioni di reparto, consapevoli che nella notte i loro bagagli sono stati recuperati.
Il Jamboree è davvero incominciato!
Mattia Pinto
Dopo l’arrivo degli IST, oggi è finalmente il momento dei Reparti! Il primo a varcare il portale del 22nd World Scout Jamboree è stato il Reparto Regionale Lombardia 2 mentre a poco a poco anche anche gli altri 36 stanno raggiungendo il campo di Rinkaby. Le tende dei vari Contingenti si moltiplicano ora dopo ora, andando a riempire di mille colori i quattro sotto campi (towns).
I nostri ragazzi italiani sono pronti ad iniziare questa meravigliosa esperienza, a loro spetta il compito più importante: rappresentare lo scautismo italiano e l’Italia nel mondo, portando alta la bandiera tricolore. Partecipando ad un evento di questa portata si ha l’opportunità unica di incontrare persone provenienti da ogni parte del mondo,
nuove culture, nuovi modi di fare scautismo…insomma, tutti presupposti fondamentali per contribuire alla creazione di un mondo migliore, lontano dal pregiudizio e aperto all’accoglienza delle differenze. Il Jamboree è quel filo conduttore che lega le varie tradizioni, i numerosissimi volti, le molteplici religioni e le svariate culture sotto un’unica promessa multicolore. Le aspettative di tutti i partecipanti non verranno certamente deluse, ci saranno tante opportunità per crescere, riflettere, instaurare nuove amicizie, nel vero spirito della fratellanza scout. Zaini, pali, bandiere e molto altro ancora sfilano tra le vie del campo. Tutto è pronto per iniziare questo World Scout Jamboree in Svezia!
I membri dell’International Service Team (IST) sono arrivati a Rinkaby il 25 luglio, con alle spalle una preparazione iniziata quasi un anno prima. Il primo vero giorno di campo è stato il 26: ognuno di loro fa ora parte di una pattuglia internazionale (patrols) e si sono già messi all’opera per intraprendere il servizio che gli è stato assegnato dall’organizzazione svedese. Durante la giornata hanno partecipato ad alcuni incontri di formazione e conoscenza reciproca ed ora sono davvero pronti ad accogliere i reparti e “lavorare per loro”.
Mentre gli IST iniziano il loro servizio il campo prende forma: ogni nazione è orgogliosa di mostrare le parti più caratteristiche ed affascinanti del proprio paese: passeggiando per la Time Avenue è possibile imbattersi ad esempio in un mulino a vento olandese, una tenda usata nell’Arabia Saudita (bisogna togliersi le scarpe per camminare sui morbidi tappeti decorati e osservare da vicino utensili da cucina o abiti tipici), una spiaggetta australiana con tanto di palme e canguri o nel Colosseo a Piazza Italia, all’interno della quale si trovano anche un immancabile biliardino e tante altre cose che presentano il nostro paese.
festa istCamminando attraverso il campo sono ben visibili anche l’abilità e la fantasia nella pionieristica: la torre centrale del campo è una struttura di legno alta 40 metri mentre altri portali più piccoli, ma decisamente maestosi, si ergono più o meno ovunque. Negli stand dei singoli Contingenti ci sono team di costruttori all’opera per ricreare costruzioni o monumenti nazionali, o ancora strutture particolarissime che, una volta ricoperte di fili colorati, sapientemente annodati, diventeranno bandiere tridimensionali. Tutti sono curiosi di scoprire cosa le altre nazioni abbiano da offrire: sta fiorendo, a Rinkaby, una “piccola” cittadina di 39.000 abitanti, tutti con un fazzolettone al collo e un sorriso sulle labbra. Simply scouting!
Per celebrare l’inizio del Jamboree e ringraziare gli IST per il servizio che svolgeranno, la sera del 26 è stata fatta una grande festa nell’arena centrale: tutti hanno cantato e ballato insieme e la serata si è conclusa con degli spettacolari fuochi d’artificio! Ora siamo davvero pronti a cominciare!
Valentina Consolo
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Il Ministro della Gioventù
Protocollo MGIOV 0007202 P-1.1.4 del 22/07/2011
Roma, 22 luglio 2011
Gentile presidente Adami, gentile vicepresidente Stroppiana,
rivolgo con piacere il mio saluto a tutti Voi che parteciperete al prossimo “Word Scout Jamboree” che si terrà in Svezia.
Lo scoutismo è un movimento che lavora per il futuro, per formare uomini e donne responsabili, solidali, spiritualmente forti, capaci di fare scelte libere. In un ambiente accogliente e vivace, dove molti ragazzi sono ben disposti gli uni verso gli altri, si progettano e si realizzano imprese e avventure, si acquisiscono competenze, si vivono occasioni di vita comunitaria, di impegno e di incontro.
Lo scopo è quello di contribuire all’educazione dei giovani: dal loro punto di vista lo scoutismo è attraente poiché li riunisce in gruppi basati sulla fraternità sia che si tratti di giocare, di compiere avventure o di lavorare. Insegna loro la tenacia, sveglia l’ingegnosità, l’abilità manuale, il coraggio e, in una parola, sviluppa la personalità. Parla alla loro fantasia e li impegna in una vita attiva a contatto con la natura. La sua forza sta nel seguire i ragazzi , adattandosi alla psicologia variabile che cresce, attraverso quattro punti fondamentali , quali il carattere, l’abilità manuale, la vita all’aperto e servizio civico.
Questa preziosa attività, nonostante le molteplici difficoltà, non cessa di indirizzarsi alle famiglie, ai ragazzi e alle ragazze di ogni età al fine di costruire una società migliore, aiutando ad educare le giovani generazioni.
Nel rinnovare il mio saluto a tutti i partecipanti, rivolgo un caloroso augurio di buon divertimento ai ragazzi, certa che faranno anche di questa esperienza un momento emozionante da ricordare per molto tempo.
Giorgia Meloni