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Pillole di Giappone /1

Il Jamboree si sta avvicinando e come prepararsi al meglio se non cominciando a conoscere la cultura e le tradizioni del paese che lo ospiterà?

Con questa prima “Pillola” inizia il nostro viaggio attraverso una rubrica che passo dopo passo ci porterà alla scoperta del  paese del “Sol levante”…

Sono Maria, Capo reparto del Carmignano 1 e vi aiuterò ad esplorare il magico mondo del “日本” (Nihon: Giappone).
La cultura giapponese è ricca di riti, cerimonie e precisione. Ogni momento, anche il più semplice, come quello del vestirsi o del bere il thè, ha regole e tradizioni precise, osservate e curate nei minimi dettagli da tutti.
Oggi vi racconto alcune curiosità sull’ospitalità giapponese, o “おもてなし” (Omonetashi: letteralmente significa servire, completare, mettersi al servizio), e altre curiosità linguistiche.
I giapponesi sono un popolo caloroso e accogliente, sempre pronto a mettere l’ “ospite” a proprio agio, come se fosse a casa: vi stupirete di quanta attenzione, gentilezza e cordialità verranno posti nei vostri confronti e di come sarà facile abituarsi a questo nuovo mondo e sentirsi quindi a casa. Non vorrete più adarvene via!
I consigli che vi darebbe B.P…

  • Ricordatevi sempre di togliere gli scarponi prima di entrare in una “ 家 ” (ie: letteralmente casa in giapponese).
  • Ricordatevi di sorridere sempre.
  • Se un giapponese s’inchina davanti a voi, non spaventatevi! È il loro modo di ringraziare e ricambiate.
  • Allenatevi e mostrate la vostra abilità con gavetta e “ 箸 ”(hashi: bacchette giapponesi).
  • Siate pronti a sorprendervi!

Saluti e frasi utili

  • おはようございます = Ohayou Gozaimasu (o semplicemente Ohayoo) = Buon Giorno! こんにちは = Konnichiwa = Buon Pomeriggio
  • こんばんは = Konbanha (o Konbanwa) = Buona Sera
  • おやすみなさい = Oyasumi Nasai (o Oyasumi o ancora Yasumi) = Buona Notte さようなら = Sayounara =  Arrivederci
  • ありがとう o ありがとうございます = Arigatou o Arigatou Gozaimasu = Grazie!
    (“gozaimasu” si aggiunge per fare la forma cortese e insieme ad “arigatou” letteralmente significa “grazie per quello che fai per me“; se invece fosse stato “gozaimashita” sarebbe allora inteso come “grazie… per quello che hai fatto per me“)
  • どういたしまして = Doo Itashimashite = Prego
  • はい = Hai ( o ee ) = Si!
  • いいえ = iie = No!
  • おげんきですか = Ogenki desu ka? = Come stai? (letteralmente “sei in salute?“)
  • げんきです= Genki desu = Sto bene (in risposta a “Ogenki desu ka?“)

BUON SENTIERO E… “ またね “ (Ciao)!
Maria

Partecipazione, collaborazione e servizio/2

Mario, responsabile degli IST italiani e CNGEI al prossimo Jam, intervista Sylvia – IST CNGEI – dopo aver svolto servizio a 2 campetti di formazione del Reparto “Margherita Hack”

Sylvia
Cara Sylvia, hai vissuto l’esperienza di servizio affiancata al Reparto “Margherita Hack”, quali erano le tue aspettative prima di cominciare il tuo servizio?

Dal momento in cui ho fatto domanda di partecipare al Jamboree come IST, ho deciso di partecipare il più possibile (stando attenta agli impegni familiari) a tutti i momenti pre-Jam, per dare una mano anche prima del Jamboree stesso (come richiesto), conoscere un po’ alcuni IST, vivere/osservare l’avvicinamento da parte dei ragazzi ed i capi.

E le tue paure?

Come sempre: non so chi troverò, con chi dovrò collaborare e non so che cosa si aspetta da me. Ma ho deciso di ‘buttarmi’, di giocare il gioco; allora eccomi!

Come giudichi l’esperienza vissuta?

Come IST ci siamo trovati bene, sia a Mestre che a Peri. Ognuno fa la sua parte; io cerco di essere utile dove posso. Ci facciamo delle belle risate tutti assieme e questo è molto importante!

Come è stato il tuo rapporto con i membri dello staff di Reparto?

Li ammiro; hanno un ruolo difficile, soprattutto nella fase di formazione. Come IST abbiamo cercato di aiutarli nell’osservazione dei ragazzi, ma è stato difficile (anche perché non sempre riuscivamo a leggere i nomi e non ce le ricordavamo come facevano loro).
Abbiamo cercato di sostenere i membri dello staff aiutando con la registrazione, il librone, la preparazione degli spazi, laboratori, foto, ma anche lasciandoli un attimo tra loro quando li vedevamo in difficoltà.
Mi sono trovata molto bene con loro

E con i ragazzi? Come hanno visto la tua figura?

Mi sono sentita come parte del gruppo, del Reparto “Margherita Hack”, in servizio. Per i ragazzi penso di essere stata “una dell’IST”. Sapevano qual’era il nostro ruolo, chiedevano dei consigli/info sulla logistica o quando avevano bisogno di qualcosa di particolare. Con entusiasmo hanno esposto le ricerche fatte in Reparto, anche a noi IST. Eravamo presenti e partecipi, per loro come per lo staff.

Fare servizio affiancata ad un Reparto in cosa ti può essere utile per la preparazione alla partecipazione al Jamboree come IST?

In tutto. Mi sono iscritta come IST per fare servizio, per vivere l’esperienza internazionale anzi mondiale, ma partendo dall’Italia; iniziamo a collaborare/rapportarci tra noi, poi piano piano allarghiamo il cerchio per entrare nel Mondo! Ci tengo molto a fare vivere la mia esperienza a tutta la Sezione. Infatti dopo i campetti ho mandato due righe alla sezione, come alla Consulta Regionale. Il prossimo passo che voglio fare è l’organizzazione di una giornata Jamboree in paese; ho la testa piena di idee. Cercherò l’aiuto dei senior, delle unità, per fare vivere questo Jamboree a tutti. Sto pensando alla collaborazione con un’organizzazione Italo-Giapponese, con un ‘teatro del Tè’, dimostrazione di alcuni sport, laboratorio origami, vendita di prodotti regalati dallo sponsor, spiegazione di cos’è il Jamboree, eccetera. Abbiamo l’ok da parte dell’amministrazione comunale per fare questo in concomitanza con una festa in paese “Meli in fiore”, che attira tanta gente.
Grazie Mario, e grazie a tutti quelli che si danno da fare per i ragazzi.

Partecipazione, collaborazione e servizio/1

Letizia, responsabile degli IST AGESCI al prossimo Jam, ci racconta il percorso dei 4 Clan che parteciperanno al 23° Jamboree Mondiale in Giappone

Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Donatello… cosa vi fanno venire in mente?

Per i più giovani, le 4 tartarughe ninja; per i più acculturati, gèni del Rinascimento italiano, ma per tutti noi del Jam2015, i 4 clan di formazione degli IST AGESCI!

Sono 64 rover e scolte leader, creativi, simpatici, entusiasti, pronti a portare il loro aiuto al mondo… capitanati da 16 valorosi che li accompagnano nella preparazione al grande evento che li attende: il Jamboree in Giappone.

Nel novembre scorso, in 4 diverse località italiane, i clan si sono incontrati e conosciuti per la prima volta: facendo strada, giocando, confrontandosi hanno condiviso aspettative e informazioni sul Jamboree. Presto, cioè a maggio, si rincontreranno tutti insieme a Verona per scoprire ancora di più sugli IST e il prezioso servizio che svolgeranno quest’estate…chissà che non imparino anche qualche parola di Giapponese!

L’esperienza del Jamboree non si concluderà però a Kirara-Hama: a settembre ci sarà l’occasione per  confrontarsi e poi ritornare, zaino sulle spalle, sulla strada condivisa delle proprie comunità, portando la ricchezza dell’incontro e del dono vissuti. WA!

Letizia

Come può funzionare una città da 30mila persone fatta di tende?

Mario, responsabile degli IST italiani (International Service Team), ci parla di coloro che faranno funzionare, nella pratica, l’immenso campo Jam, gli IST.

Domani mattina si parte presto, prima dell’alba, quando il bosco comincia a fare rumore e la vita si riattiva, lentamente. In realtà a riprendersi lentamente sono solo gli uomini, che gli animali magari sono stati in giro tutta notta e chissà cos’hanno fatto e forse non lo sapremo mai, perché non siamo animali notturni ( a parte qualcuno…).

Si torna a casa, fra 2000 km di autobus, treno, aereo, macchina, che quando si arriva si è stanchi e la voglia di tornare a lavorare è pari allo zero, con la “saudade” del campo che sempre ci piglia e non ci molla per un bel po’, come un cane annoiato che però non perde il vizio di morsicare e di stringere la presa.
Dormiamo tutti insieme sotto il tendone della comunicazione e, prima di andare a letto, facciamo un brindisi con un improbabile bevanda finlandese dal gusto indecifrabile. So già che quel sapore dolciastro me lo porterò a dormire e forse mi farà sognare cose che poi sicuramente non ricorderò, perché sono troppo stanco.
A fianco a me, le due ragazze irlandesi, che chiaccherano senza sosta e ridono per cose che non capisco e non scoprirò mai (ma forse è meglio così…).
Blanca mi chiama e mi propone di scambiare il suo foulard con il mio: mi sorprendo a pensare che è la prima volta in dieci giorni che mi rivolge la parola (e per una spagnola ciò è estremamente strano, ve lo assicuro); anche se, a dire il vero, mi ha sorriso più volte, come se volesse iniziare a parlare, ma poi non lo ha fatto.
Martin suona la chitarra, in solitario (come al solito), mentre Niels cerca disperatamente qualche altra malcapitata con cui provarci, ma anche stasera verrà amabilmente schivato come un appestato, quasi avesse qualche virus innocuo e malinconico.
Gli altri dormono già.
Io mi fermo a guardare i loro volti, alcuni sono stanchi, alcuni distrutti, altri dormono pacifici e rilassati. Anche se è Luglio, fuori fa un freddo becco, e anche qua dentro non si scherza, con tutti gli spifferi che fanno entrare un vento gelido e umido (siamo vicini a un lago, uno degli innumerevoli laghi di questa terra piatta e selvaggia).
Cerco di imprimere i loro tratti nella memoria, ma so che probabilmente non ce ne è bisogno, perché di solito mi ricordo le facce, mentre sui nomi faccio molta più fatica.
Mi ricordo di quella volta che a Kandersteg: avevo passato mezz’ora a guardare le foto dei rover e senior di tutto il mondo, alla fine del loro turno trimestrale di servizio. Non ce ne era uno con un’ombra sul viso, uno che sembrasse annoiato, uno che avesse la faccia come per dire: “ma dove sono finito…”.
Siamo tutti parte dell’International Service Team e forse non ci rivedremo più, ma magari anche no, chi lo sa. Magari ospiterò Verna e Jakko per una settimana, e li porterò a vedere le Cinque Terre, che sugli stranieri fanno sempre un certo effetto. Magari incontrerò qualcuno al prossimo Jamboree o al Roverway, ci abbracceremo e parleremo piano camminando fra le tende, promettendoci di tenerci in contatto (magari diventeremo amici su Facebook).
Anche perché io adesso queste persone le conosco veramente (oddio sembra una fase importante, ma per me è così) e mi é bastato poco.
Poco tempo, pochi giorni, poca fatica.
La vita dell’IST è questa.
Sveglia alla mattina presto, turni di lavoro, ore di chiacchere, gesti per farsi capire, spazi da rispettare, sonno mancato, cibi strani, caldo, turni per le docce, brindisi, risate e incazzature varie, che poi dipendono sempre dal grado di sopportazione che ognuno ha rispetto agli imprevisti, alla stanchezza e ai modi di fare diversi dal nostro.
Per prima cosa bisogna imparare a capire gli occhi degli altri, perché tutto parte da lì, ancora prima delle parole, del nostro inglese strascicato, che non da mai l’impressione di essere algido e pulito come quello degli scandinavi, peraltro molto più comprensibile dell’inglese degli inglesi o degli americani.
Poi bisogna armarsi di santa pazienza.
Bisogna essere umili, perché noi italiani facciamo cosí e cosà e gli altri non sono scout veri e poi non hanno la spiritualità e non sanno cos’è il servizio e badabim e badabom e alla fine ce la suoniamo e ce la cantiamo sempre da soli, perché forse siamo un po’ provincialotti (per restare in tema: comunque in Italia si mangia meglio che nel resto del mondo!).
E poi ci sono i ragazzi, i partecipanti. E quindi bisogna ricordarsi che dobbiamo essere sempre d’esempio. Servire sorridendo, anche quando proprio non ne hai voglia e non ce la fai più, quando vorresti tirare una testata contro il muro (o contro il palo della tenda, più fattibile), piuttosto che ricominciare il turno del bar (a proposito, cosa centrano le bibite e le sponsorizzazioni in un campo scout???!!!).
Poi le cose si imparano a poco a poco e vengono naturali, bisogna sciogliere i muscoli, del corpo e del cuore.
Bisogna partire con la voglia di fare e di imparare, più che di insegnare.
Di conoscere con la mente aperta e senza dare giudizi a priori (che poi si chiamano pre-giudizi, che, state sicuri, ne abbiamo sempre un bel po’).
I ventidue giorni del viaggio passeranno, ma tutto il resto no.
Alle volte, per fare bene il proprio servizio, basta seguire la legge scout.
Mario

Il nostro sogno, il sogno di ogni scout: il Jamboree

Qualche parola dal nostro Capo Contingente FIS al 23° Jamboree Mondiale in Giappone, Nicolò

Prima di tutto il Jamboree è stato il più grande sogno di B.-P. stesso: dopo aver assistito infatti alle tragedie causata dalla prima guerra mondiale e notato come lo Scautismo si stava diffondendo con successo in tutto il mondo, ebbe la grande intuizione (l’ennesima!) di proporre un evento in cui partecipassero scout da ogni continente con l’obiettivo di celebrare la fratellanza scout universale e promuovere la pace. Un’idea incredibilmente rivoluzionaria per quei tempi e forse ancora oggi!Dal 1920 al 2015 si sono susseguiti 23 Jamboree Mondiali e quello che andremo a vivere sarà quindi l’ultimo di una lunga serie di eventi unici: non esiste nulla di simile al mondo.
Migliaia e migliaia di ragazzi da ogni parte del mondo che vivono insieme   esperienze indimenticabili in un mare infinito di tende, colori, sorrisi, bandiere, amicizia e mille altre cose ancora. Il Jamboree è da quasi 100 anni l’utopia della pace e dell’armonia fra i popoli che diventa realtà per 10 giorni, incarnata nei volti, nei gesti e nei pensieri dei fortunati che vi partecipano.
I ragazzi che andranno in Giappone avranno infatti un’occasione unica di conoscere, toccare, assaporare tantissime culture e modi di vivere lo scautismo diversi. Questo ovviamente comporta anche una grande responsabilità per noi italiani: essere all’altezza per rappresentare con orgoglio e gioia la nostra bella identità in un confronto che sia davvero arricchente per noi e per gli amici che incontreremo.
La parole chiave per guidare la nostra esperienza dovrebbero essere principalmente due: curiosità insaziabile. Non dovremo avere mai paura di buttarci nelle avventure che sicuramente ci si faranno davanti, che siano parlare in inglese con i nostri vicini di tenda indiani (anche se non lo mastichiamo proprio bene bene), lanciarsi scatenati in una danza con delle guide olandesi, improvvisare una partita a scoutball con i neozelandesi o organizzare una cena italiana per gli amici giapponesi.
Al Jamboree si vedono e vivono cose che non succedono in nessun’altra parte del mondo, ma qui accadono con grande semplicità.
Ad esempio ci capiterà magari di lavarci i denti a fianco a ragazzi musulmani ed ebrei che tranquillamente stanno uno di fianco all’altro senza minimamente pensare alle difficoltà ed i conflitti che i loro paesi di origine possono avere. Magia.
Ecco noi saremo parte di questo e di tantissime altre cose ancora….ma attenzione perché nella vita ne capitano poche di occasioni del genere e noi che andremo dovremo essere bravi a non farci sfuggire nulla di questa esperienza, assaporarla fino in fondo per tornare a casa e, forti di quello che avremo vissuto, impegnarci con ancora più forza per rendere migliore questo nostro mondo.
Un sogno dite? Beh se andate al Jamboree vi assicuro che non sembra tanto un sogno ma la realtà che possiamo davvero costruire insieme…

Continuiamo quindi a sognare ed impegnarci insieme, buon viaggio verso il Jamboree!

Nicolò

Capo Contingente FIS al World Scout Jamboree 2015

WA!

4-6 gennaio 2015: per molti ragazzi, anzi per quasi tutti i ragazzi italiani, questi tre giorni indicavano la fine delle vacanze natalizie e quindi l’imminente ritorno a scuola. Per altri, invece, circa 43, oltre che la fine delle vacanze rappresentavano un’altra opportunità, un’altra occasione per stare insieme e per continuare a sognare; a sognare una terra lontana, molto lontana, il Giappone, la terra dei ciliegi in fiore, dei manga, dei cosplay, del Jamboree…
E sì, questi ragazzi erano insieme a Cassano delle Murge, vicino Bari, per avvicinarsi sempre di più a questo entusiasmante traguardo. Non a tutti, però, dopo quel campetto, sarebbe stata data la possibilità di volare in Giappone, a coronare il loro sogno. Su 43, solo 36, infatti, verso la fine di luglio 2015 potranno preparare lo zaino alla volta del paese del Sol Levante. Ma non per questo motivo al campo si respirava tensione, rivalità. Tutt’altro. Nell’aria aleggiavano solamente amicizia, collaborazione e spirito di squadra. Quest’ultimo, alimentato anche dalle molte attività di gruppo svolte. Dai cartelloni con i quali si dovevano rappresentare i tre temi del Jam, fino alle ipotesi per smascherare un ladro, passando per delle scenette comiche, una gara di cucina e un’attività di conoscenza dell’inglese e degli altri ragazzi.
L’armonia è stata dunque il tema di questo campetto, come lo sarà, insieme ad innovazione ed energia, di tutto il Jamboree. Lo dimostra in maniera inequivocabile la foto finale, che rappresenta il WA. Alla fine di quei tre giorni, però, siamo tornati tutti a casa. Ognuno alla propria vita. Ognuno speranzoso di poter rincontrare quelle magnifiche persone che gli hanno permesso di vivere un’esperienza indimenticabile. Ognuno sicuramente più ricco, con qualcosa in più, sia in senso spirituale che in senso materiale: quell’insieme di oggettini e ricordi ai quali spera di poterne aggiungere degli altri, molti altri, provenienti dalla lontana terra dei samurai, dei manga e degli alberi di ciliegio in fiore.

ANOTHER LITTLE STEP TO THE JAMBOREE!

My last scout camp to join to the Jamboree was in Bari from 4th January to 6th January and I was looking forward to meet others guys, with I have enjoyed with at the last camp. It’s always really a great feeling seeing them again, and to understand that each of us has the same dream, the same target, the same values.
During this great experience I’ve learnt a lot of interesting news about Japan as how do they live, how do they write and also what do they eat! In fact one of the activities was cooking traditional Japanese food, all together and to know Japanese way of cooking, which is very far from our traditional cooking. Furthermore in order to take in the real culture and to get closer to Japanese costumes we tested ourselves with the fascinating and difficult Japanese writing and its ideograms. We tried to draw these symbols better as we could, but it wasn’t very easy because they were a bit complex and maybe we weren’t very accurate! Then a Japan’s expert told us many information about Japan that let me understand the real meaning of the Jamboree, based on harmony, energy and innovation that are fundamental elements for Japan. He also answered to our questions about this attractive country and gave us some advices to avoid misunderstandings or common mistakes. For example, do you know that you mustn’t say “Cin cin” in Japan when you crash in with your glasses? Why? Well, because “Cin Cin” in Japanese means something a bit different from our commune meaning, (in fact it stands for male genital organ!!) so it’s better to avoid saying this in Japan…
Then I’ve appreciated a lot the English activity, that made me feel like we were really in the Jamboree and these have been useful to improve my language’s skills. Another interesting activity was the comparison between CNGEI and AGESCI with some guys from the other association who went to our camp and told us their usual activities and explained us their different way of scouting. However the best activities was the cosplay, that was the first, I’d never joined at. It was a great experience where characters from all kinds of books, films, animes or mangas meet together and it was like a very big party where all the guests were a piece of a magic and fantastic world. There were Candy Candy, Sampei, Sailor Moon, Spiderman and a lot of others great costumes… It was very enjoying and it opens (to) me a new world, that I didn’t know very well.
The magic atmosphere of the camp, makes me understand how much is important for me scouting life, with its adventures, its feelings and special people you can meet. It has been a really great camp, and I hope to see all the scouts that I met again, because each of them gave me something and I think these moments we shared will last in our minds and in our hearts, so how can I forget them? I think it’s impossible, and I’m glad it is.
I really hope to continue my road to Jamboree, to visit Japan and to meet thousands and thousands of others scout of all walks of life so that I can realize my dream. Let’s hope all this will early comes true!

Eduardo de Filippo. E siamo a 2!

Salve a tutti, sono Daisuke Yang e ho 23 anni. Sono il classico giapponese DOC, molto attaccato alle tradizioni della mia terra. La mia più grande passione è fare il giornalista e, come potete ben notare, sto scrivendo un articolo. Non è il solito articolo su fatti quotidiani, questo articolo lo scrivo per raccontarvi un’esperienza personale. Senza farmi notare da nessuno nei giorni 4­5­6 gennaio mi sono infiltrato nella base scout AGESCI di Cassano delle murge (BA) per osservare più da vicino il campetto di selezione del reparto sud Eduardo De Filippo. Il 4 gennaio verso le 15.30 alla base c’erano già tutti quanti, ragazzi e capi, tutti si abbracciavano e si salutavano affettuosamente, si vede proprio che gli scout sono i migliori a stringere amicizie in poco tempo e portarle avanti. Subito dopo i saluti e altre attività a tema JAMBOREE, hanno iniziato il loro viaggio verso le tradizioni,usi e costumi giapponesi, terra dove si svolgerà il loro così tanto ambito Jamboree. La sera si sono dati ai cosplay, ognuno di loro,incluso lo staff, aveva un proprio cosplay fatto alla perfezione. Quasi non li riconoscevo il giorno seguente. Il giorno dopo sono arrivati altre 6 persone, 2 adulti e 4 ragazzi con pantaloncini di velluto blu e camicia azzurra, dicevano di essere dell’AGESCI. Ebbene si, appena hanno iniziato a parlare ho scoperto che appartenevano al reparto Puglia che farà parte del contingente italiano FIS.
Dopo le presentazioni sono passati a domandare e chiedere dubbi sull’associazione opposta. Ho apprezzato molto questo momento. Verso le 11, divisi a gruppi, si sono cimentati in alcuni piatti giapponesi. Erano tutti raccolti in un ricettario e, da quello che ho sentito mentre ero appostato, tutti i piatti che ne facevano parte gli avevano cucinati gli esploratori circa un mese prima del campetto. Mentre cucinavano c’erano profumi fantastici e un’armonia fra persone che si conoscono poco davvero incredibile, dovrei prendere esempio da loro. Questa era una vera e propria gara di cucina, dovevano curare quindi sapore, aspetto e presentazione che, a parer mio, erano degni di un ristorante di Tokyo. Al termine della gara di cucina i ragazzi dalla camicia azzurra hanno lasciato quelli dalla camicia verde, promettendo di rivedersi in Giappone. Subito dopo i ragazzi si sono messi alla prova cercando di imparare a fare gli ideogrammi giapponesi, ognuno di loro aveva il proprio con il significato più personale possibile. Erano davvero bravi. Dopo qualche prova su fogli di carta ci hanno provato sulla carta di riso per poter trasformare poi il loro ideogramma in un fantastico segnalibro. Sono venuti fuori dei segnalibri stupendi che io non mi sarei mai aspettato. Questi scout non ti deludono proprio mai. Il terzo giorno, l’ultimo giorno. Il giorno in cui erano tutti dispiaciuti del fatto che sia già finito e che alcuni di loro non potranno rivedersi mai più. La mattina è arrivato un uomo. Era un bonsaista professionista che, durante il corso della mattinata, ha spiegato loro tutte le varie tradizioni giapponesi, i loro modi di essere e di fare e come erano impostate le loro città. Erano tutti interessati, tutti facevano domande.
Mi è piaciuto molto vedere dei ragazzi così interessati alla mia terra d’origine. Quando questa specie di lezione sul Giappone fini ci fu la distribuzione del pranzo al sacco. In questo momento tutti si stavano salutando perché alcuni avevano il treno molto presto. Tutti impauriti dal fatto che potrebbero non rivedersi più. Ma anche se impauriti il sorriso non glielo levava nessuno. Una volta che si erano salutati tutti iniziarono le prime partenze. Ormai era finito il campo. Le bandiere si erano abbassate, il quadrato si era spezzato e ognuno tornava a casa, con la speranza di poter rivedere tutti.
Silvia, Reparto Archimede, Livorno 3

Cristoforo Colombo alla scoperta della Nuova America

Eccoci qua con il vento in poppa ed il mondo sotto i nostri piedi. Pronti a salpare con le nostre tre caravelle in un mondo completamente ignoto. Una terra di tradizioni, lingue e cultura diverse ci attende, ci accoglierà come una mamma e ci guiderà in avventure mai vissute attraverso paesaggi mai incontrati ed esperienze tutte da provare.
Sotto una stessa legge ed una stessa promessa saremo uniti come non mai. Abbatteremo le differenze e ci uniremo come una grande famiglia.
E come una vera famiglia, l’8 Novembre 2014 ci siamo legati. Abbiamo appreso i gusti di uno e dell’altro, le passioni, i pregi e i difetti, cosicché giunti alla metà ci saremo sentiti fratelli e sorelle ed insieme conquisteremo il mondo..

  • ROAD TO JAPAN

Appena saputo che sarei andata al Jamboree quasi non mi sembrava vero. Era così strana l’ idea che sarei andata in Giappone, che avrei conosciuto così tante persone pareva così surreale che faceva quasi paura.
Ricevuta finalmente la data dell’ uscita di quello che sarebbe diventato il mio nuovo reparto sentii le farfalle nello stomaco, non stavo più nella pelle. Più i giorni si avvicinavano più quella felicità si mischiava alla tensione, non so esattamente che cosa fosse ma mi rendeva felice.
Eppure una volta arrivata vedendo tutti quei visi sconosciuti non ebbi paura, la tensione lasciò posto ad altre emozioni. Tutto diventò più semplice perché tutti portavamo la stessa divisa. I fazzolettoni formavano un arcobaleno bellissimo con tutti quei colori disordinati che ci rendevano uno diverso dall’altro.
Ma quando tutti abbiamo ricevuto un fazzolettone unico li mi sono sentita del tutto a mio agio, adesso il reparto si era realmente formato, e il pensiero che quel fazzolettone blu bordato con la bandiera tricolore non accomunava solo noi, reparto Cristoforo Colombo, bensì l’ intera Italia mi rendeva veramente felice. Mi sentivo un’unica cosa con la comunità scout di tutta Italia pur non avendo mai visto i loro volti e senza aver conosciuto i loro nomi.
Alessia Di Costanzo

  • CONSEGNA DEI FAZZOLETTONI

Indubbiamente la consegna dei fazzolettoni è stata per me la parte più emozionante e sentita del nostro bivacco, dalla “redazione” mi è stato detto di essere sdolcinato, ebbene non sarò magari così mieloso ma cercherò di trasmettervi le emozioni che ho provato. Finito il gioco a tappe nella città di Pavia siamo andati all’interno di un cortile dove ci siamo messi in cerchio e siamo stati bendati con le nuove promesse. I capi ci hanno poi letto varie parti di brani che parlavano della nostra “vocazione” al Jamboree (cosa che sarà ripresa nella messa di domani) e poi ci hanno chiamati uno ad uno per consegnaci la promessa italiana. Una volta finito hanno detto di metterci a coppie e di parlare tra di noi per capire perchè abbiamo deciso di partecipare al Jamboree. La cosa più bella dell’aver ricevuto il fazzoletone blu con il tricolore è stato che quando ci chiedevano di che gruppo eravamo era il poter rispondere orgogliosamente “Italia!”, è bellissimo poter sentirsi Italiani così concretamente, come se fossimo la nazionale scout.
Nicolò Merante.
 

  • DAY 1                                                                                                                                                                    

Il giorno 8 novembre ci siamo ritrovati nel pomeriggio alla stazione di Pavia. Tutti insieme ci siamo incamminati verso la casa del Giovane di Pavia, dove abbiamo immediatamente raccolto il cibo e sistemato gli zaini. Abbiamo quindi iniziato le attività pomeridiane. Divisi per squadre, le Scolte del clan del gruppo Pavia 4 hanno organizzato un gioco a tappe nei luoghi più simbolici di Pavia, e ogni sfida aveva l’ obbiettivo di spiegarci la funzione e la storia di queste realtà e terminava con lo scatto di un #selfie di gruppo.

Terminato il gioco, le squadre si sono riunite nella piazza principale, dove abbiamo parlato dell’ esperienza che stiamo per affrontare.                                     Indubbiamente la consegna dei fazzolettoni che a breve avremmo fatto è stata per me, e credo per tutto il contingente, la parte più emozionante e sentita del nostro bivacco, dalla “redazione” mi è stato detto di essere sdolcinato, ebbene non sarò magari così mieloso ma cercherò di trasmettervi le emozioni che ho provato. Ci siamo quindi riuniti all’interno di un cortile quasi del tutto al buio dove ci siamo messi in cerchio. Uno ad uno ci hanno chiamati per consegnarci il nuovo fazzolettone e un portapromessa personalizzato. Una volta ricevuti ci è stato chiesto di bendarci con le nuove promesse. I capi ci hanno quindi letto varie parti di brani che parlavano della nostra “vocazione” al Jamboree (cosa che sarà ripresa nella messa di domani). Una volta finite le letture ci hanno sbendati e ci hanno chiesto di metterci in coppia e di parlare tra di noi per conoscerci e soprattutto per capire i motivi che ci hanno spinti a partecipare al Jamboree quali erano le nostre aspettative per l’ esperienza che ci aspetta quest estate. La cosa più bella dell’aver ricevuto il fazzoletone blu con il tricolore è stato che quando ci chiedono di che gruppo siamo possiamo rispondere orgogliosamente “Italia!”, è bellissimo poter sentirsi Italiani così concretamente come se fossimo la nazionale scout ed  essere ambasciatori della comunità scout italiana.                                                 Tornati nella casa, abbiamo cenato condividendo un cibo della propria zona che ognuno si è impegnato a portare. Dopo un’ allegra cena, sono iniziate le attività serali: quattro stand che hanno permesso la coesione dei membri del nuovo reparto Cristoforo Colombo! Danze, orgami e giochi hanno reso l’ uscita diversa dalle altre: più entusiasmante, più stimolante e memorabile. La serata poi si è conclusa nel migliore dei modi: noi repartari, in un semplice salone, a ballare tutti assieme. Ormai stanchi della lunga giornata siamo andati a  dormire con il leggero suono della chitarra di sfondo.

Beatrice, Alessia, Nicolò

  • DAY 2

Il mattino del secondo giorno di bivacco è estato molto movimentato: alle ore otto sveglia e subito dopo aver fatto colazione ed esserci preparati, abbiamo fatto una foto con il nostro nome in giapponese, la quale servirà alle famiglie che ci ospiteranno in questo stato asiatico.
Passata l’emozione iniziale per questa importante foto, abbiamo tirato fuori i nostri cartelloni ricchi di illustrazioni e spiegazioni sui luoghi che vorremmo visitare una volta giunti in quella terra magica e così diversa da casa nostra. Con una rilassante musica di sottofondo e la pace nell’aria, ho potuto assaporare ed immaginare luoghi a cui non avrei mai pensato senza l’aiuto di questi ragazzi, i quali mi hanno fatto venire ancora più voglia di correre verso la nostra meta. Finita l’attività, siamo stati divisi in squadre ed abbiamo girato tutta la mattina per Pavia, cercando sempre una nuova destinazione dove recarci, la quale ci avrebbe portato ancora in una diversa meta. Durante questa attività, oltre che scoprire e visitare il centro di Pavia, ho avuto l’occasione di scoprire qualcosa di nuovo sui miei compagni d’avventura, sempre disponibili a rispondere a domande e scherzare sulle battute più assurde e divertenti. Alla fine del giro di questa cittadina, abbiamo appreso lo scopo dell’attività: la formazione delle squadriglie. Ogni squadriglia è composta da nove persone ed in totale sono quattro. Questo fatto mi ha parecchio sconvolto, poiché io personalmente non sono abituata a far parte di reparti e squadriglie così grandi, il mio reparto di appartenenza, per esempio, è composto solamente da quindici persone, divise in tre squadriglie.
Tornati alla casa del giovane, abbiamo scelto il nome della nostra squadriglia, all’inizio abbiamo optato per un simpatico nome, “kiwi”, ma purtroppo, non essendo canonico, abbiamo tramutato “kiwi” in “pinguini”; inoltre troviamo le squadriglie dei “falchi”, delle “gru” e degli “sparvieri”.
Dopo questa importante scelta, i capi ci hanno mostrato il video con la canzone ufficiale del jamboree e ci hanno spiegato il programma con le attività a cui prenderemo parte; esse saranno ispirate ai tre concetti principali del campo: energia, innovazione ed armonia e saranno divise in temi: scienza, comunità, natura, acqua e pace. Inoltre le prime due giornate saranno vissute a pieno contatto con le tradizioni di questa civiltà, perché le passeremo nelle abitazioni di questo fantastico popolo. Sicuramente queste giornate saranno impegnative e faticose, ma sono sicura che ci divertiremo moltissimo e rimarranno sempre nei nostri cuori e nei nostri ricordi.
Per concludere al meglio la mattinata, abbiamo girato un mini video in cui ogni membro del reparto dice il suo nome, esso in seguito è stato postato sulla pagina facebook ufficiale del contingente italiano.
Nel primo pomeriggio abbiamo pranzato di squadriglia ed in seguito abbiamo deciso gli incarichi all’interno di essa.
Successivamente tutto il reparto si è unito, ha cantato nella siesta e danzato con gioia. Sempre insieme abbiamo partecipato alla Santa Messa di Don Alessandro, dove abbiamo avuto il tempo di riflettere sul bivacco passato e su ciò che ci attende, perché una volta arrivati a destinazione, non avremo il tempo di pensare a quello che ci sta accadendo, ma solo di vivere nel pieno le nostre emozioni.
Finita la Messa ci siamo uniti in un ultimo cerchio di saluti e tristi, ma felici delle attività passate insieme ci siamo diretti presso la stazione di Pavia.
Durante il ritorno, ho avuto modo di ridere e scherzare sul treno con le altre guide ed esploratori liguri, abbiamo sorriso nelle difficoltà, come quelle di non trovare un posto per tutti sul treno, ma anche cantato e riso nell’attesa dell’arrivo a casa; inoltre abbiamo avuto modo di condividere paure ed emozioni inerenti questo primo incontro e speranzosi di poterci incontrare tutti al più presto.Da questi ragazzi ho potuto imparare tante cose, mi hanno insegnato canti e danze che non conoscevo, ho ascoltato storie passate di campi indimenticabili ed ho potuto capire che non sono l’unica in ansia per questa grande attesa. Sono felice di aver conosciuto queste persone meravigliose e spero che durante l’avventura fantastica che ci attende, possa legarmi ancora di più a loro, cosicché in futuro ci sentiremo tutti parte di una grande famiglia.
Beatrice Ascanio


Incontro con il Reparto Fabrizio de Andrè (Centro Italia) CNGEI

Il 4 di Gennaio, in un piccolo gruppo di undici ragazzi del Reparto Federico Fellini, accompagnati dai capi, ci siamo ritrovati a Fornovo per incontrare il Reparto Centro Italia del CNGEI, che parteciperà con noi al Jamboree. Al nostro arrivo eravamo un po’ timidi perché gli scout e le guide dell’altro reparto erano molti di più (circa 50) ed erano pieni di energia; ma dopo esserci presentati, siamo stati trascinati da questa loro caratteristica e quindi anche noi ci siamo uniti alla festa!
Subito dopo si è svolta un’attività riguardante la lingua e la cultura del Paese che ci ospiterà, gestita dalla Comunità Giapponese di Parma: grazie a loro abbiamo imparato le basi della lingua e le frasi più utili per esprimerci (eh sì, in Giappone non parlano l’Inglese) quando staremo per tre giorni in famiglia. Ci hanno anche insegnato a usare le bacchette per mangiare (e non come disse qualcuno, per acchiappare le mosche), alcuni origami e soprattutto il comportamento da tenere e i piccoli ma fondamentali, gesti tradizionali da compiere ogni volta che si entra o si esce dalla casa, quando si mangia, eccetera eccetera. La parte più divertente è stata quella in cui ci hanno spiegato come funziona il bagno (ipertecnologico e con mille bottoni) con la ripetuta avvertenza di chiedere ai padroni di casa quali sono i giusti comandi da attivare per non fare danni!
Come noi al nostro primo campetto, anche loro hanno incontrato il capo del loro contingente, Filippo, e lo abbiamo accolto tutti con gioia, ma con particolare vigore (sempre per via della loro grande energia) i ragazzi del CNGEI. Ha salutato i rappresentanti Giapponesi e noi del reparto Federico Fellini, con l’augurio di ritrovarci al Jamboree.
Come ultima cosa noi dell’AGESCI, divisi in tre gruppetti, abbiamo proposto loro delle attività inerenti al Giappone e allo scoutismo e mentre le svolgevamo, abbiamo avuto il tempo di conoscere la loro associazione e viceversa.
Questo incontro è stato molto utile perché siamo entrati in contatto con una realtà diversa dalla nostra con il loro modo molto vivace di essere scout, ma anche perché abbiamo potuto rincontrare i nostri compagni di reparto!
Reparto Federico Fellini
Emilia Romagna 1